Jobs Act: al via l’assegno di ricollocazione per disoccupati

Redazione 15/03/17
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Importante novità per tutti i disoccupati. Parte questa settimana l’assegno di ricollocazione che aiuta i cittadini che hanno già usufruito del sussidio Naspi a trovare un lavoro. In questi giorni saranno raggiunti dall’invito quasi 30.000 cittadini attualmente senza un’occupazione, una sorta di prova generale che permetterà al Governo di sperimentare finalmente sul campo le politiche attive per il lavoro previste dal Jobs Act.

In attesa che la misura venga estesa a tutti i disoccupati che percepiscono il sussidio Naspi, dunque, l’assegno di ricollocazione permette ai primi 30.000 lavoratori scelti di tornare a fare colloqui con l’obiettivo di trovare lavoro entro un anno.

Vediamo allora come funziona il provvedimento nel dettaglio.

Chi ha diritto all’assegno di ricollocazione 2017?

Questa settimana saranno quindi poco meno di 30.000 i disoccupati che saranno raggiunti dalle lettere del Governo che permetteranno loro di accedere “in anteprima” all’assegno di ricollocazione. I candidati sono stati scelti tra i circa 400.000 lavoratori a cui è stato concesso il sussidio di disoccupazione Naspi.

Nello specifico, e guardando anche oltre la fase di sperimentazione, avranno diritto all’assegno di ricollocazione 2017 i cittadini che hanno già usufruito della Naspi e che dopo 4 mesi risultano ancora disoccupati, sia a causa di licenziamento collettivo che per qualsiasi altro motivo, escluse le dimissioni volontarie. È importante notare che il Jobs Act considera disoccupati solo colo che hanno sottoscritto la dichiarazione di immediata disponibilità la lavoro (DID) presso un Centro per l’impiego.

Possono usufruire dell’assegno di ricollocazione anche i lavoratori a rischio disoccupazione, ossia coloro che sono posti in cassa integrazione straordinaria a seguito di una cessazione dell’attività dell’azienda, chi è posto in cassa integrazione in deroga e i lavoratori con contratti di solidarietà.

Come funziona l’assegno di ricollocazione?

L’assegno di ricollocazione, che è stato introdotto dal decreto Jobs Act n. 150/2015, è una somma che viene concessa sotto forma di voucher ai lavoratori senza un’occupazione e che deve essere spesa in agenzie per il lavoro.

I voucher servono quindi a pagare Centri per l’impiego e agenzie per il lavoro affinché questi prestino assistenza al cittadino e lo aiutino a trovare una nuova occupazione. Si tratta, ed è questa la novità più importante, di una misura politica attiva per la ricollocazione dei disoccupati: non un semplice sussidio economico ma un incentivo concreto a reinserirsi sul mercato.

A quanto ammonta l’assegno per il 2017?

Proprio perché si tratta di una forma di sostegno pratica e personalizzata, l’importo dell’assegno di ricollocazione varia da lavoratore a lavoratore. Si parla di una somma che può andare, in generale, da un minimo di mille fino a un massimo di 5mila euro: riceverà di più chi si trova in condizioni più delicate e potrebbe trovare maggiori difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Contano, insomma, il “grado di occupabilità” del richiedente, la sua età, il settore lavorativo di appartenenza e anche la Regione di residenza.

Come si aderisce all’assegno di ricollocazione?

I lavoratori che riceveranno la lettera del Governo, se vorranno partecipare alla misura, dovranno collegarsi al portale dell’Anpal (www.anpal.gov.it) e registrarsi online. Al termine della registrazione i disoccupati riceveranno un punteggio sulla base dei dati inseriti che corrisponderà a una determinata cifra della quale potranno usufruire (come detto, si va dai mille ai 5mila euro). Sempre sul portale dell’Anpal, i disoccupati saranno invitati a scegliere se spendere la somma presso un Centro per l’impiego pubblico o un’agenzia per il lavoro privata.

A questo punto i beneficiari della misura potranno collaborare con l’agenzia scelta per fare un bilancio della situazione e delle competenze ed elaborare una strategia per la ricerca del nuovo lavoro. L’assegno di ricollocazione dovrebbe durare per sei mesi, prorogabili di altri sei. Nei piani del Governo, dunque, la misura dovrebbe dare i suoi frutti entro massimo un anno. Staremo a vedere se i fatti gli daranno ragione.

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