Pa: stop a nuove assunzioni, così si combatte il precariato

Redazione 01/03/17
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Lo stato di emergenza perpetuo in cui versa la macchina delle assunzioni nel pubblico impiego è ben testimoniato dalla quantità di norme, orpelli e balzelli promulgati negli ultimi anni. Da Prodi a Renzi, passando per Berlusconi e Monti, la stabilizzazione del precariato nei pubblici uffici è una chimera affrontata da tutti gli ultimi esecutivi.

Non fa eccezione il governo Gentiloni, che con l’approvazione in Consiglio dei Ministri dei 5 decreti attuativi della legge 124/2016 dà il la a nuove misure per la lotta al precariato.

Le misure adottate: nuove assunzioni

Per rientrare fra i fortunati coinvolti dal nuovo piano straordinario di assunzioni, che esegue quanto previsto dalla riforma Madia, bisognerà aver maturato, negli ultimi otto anni, almeno tre anni di anzianità di servizio.

Parliamo di circa 50.000 persone, concentrate in particolare fra regioni ed enti locali. Certo, una piccola parte considerato che si calcola che siano almeno 300.000 i dipendenti pubblici rimasti incastrati fra le tenaglie dei blocchi agli aumenti e alle assunzioni, in vigore dal 2010.

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Le strade percorribili per l’assunzione

Questo esercito di precari potrà confluire fra il personale indeterminato seguendo una di queste due strade:

  • l’assunzione diretta, per tutti coloro che hanno già superato una selezione e stanno lavorando negli uffici con contratti a tempo determinato;
  • l’assunzione tramite concorso “preferenziale”, in cui il 50% dei posti sarà riservato al il personale interno con contratti di lavoro flessibile.

Stop alle collaborazioni coordinate e continuative

Se da un lato si gettano ponti verso l’impiego fisso, diventa anche indispensabile dall’altro tagliare quei canali che hanno riempito in passato i serbatoi del precariato.

Questo circolo vizioso ha creato una sorta di stato di emergenza permanente, da sanarsi continuamente con nuovi interventi e riforme d’urgenza, senza che il meccanismo potesse intervenire e lavorare per garantire un turn over naturale e un ricambio organico dei lavoratori. Abbiamo imparato a convivere con l’esercito dei precari senza troppo curarci di loro.

La riforma Madia mira a intervenire anche in questa direzione, infatti “viene stabilito a regime il divieto per le pubbliche amministrazioni di stipulare contratti di collaborazione”. Ce lo richiede, fra l’altro, l’Unione Europa.

Pena? Salatissime sanzioni pecuniarie.

Nuove assunzioni, ma zero spese

Il piano di assunzioni previsto dalla riforma non dovrà comportare alcuna spesa aggiuntiva per le pubbliche amministrazioni. Ciò che si farà sarà spostare parte della uscite per concentrarle maggiormente su contratti a tempo indeterminato.

Tempi e scadenze

Il piano descritto prenderà il via nel 2018 e avrà una durata di tre anni. Tempo quindi fino al 2020 per i 50.000 aventi diritto previsti.

Certo le critiche sono già feroci. Protestano sindacati, vincitori di concorso e idonei.

I nuovi provvedimenti intraprendono ora il loro percorso in Parlamento e in Consiglio di Stato. Qualcosa si muove, sperando che la direzione sia quella giusta.

Redazione

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