Effetto Brexit: Oro e Diamanti, nuovi scenari per gli investimenti

Nunzio Ragno 29/06/16
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Con il referendum dello scorso 23 giugno, i cittadini britannici hanno scelto “Brexit” nonostante i tanti pronostici favorevoli alla permanenza della Gran Bretagna nella UE. Quando le previsioni sembravano favorire il Bremain, gli investimenti in oro e nei cosiddetti beni rifugio erano scoraggiati visto il rafforzamento delle classi di investimento più rischiose.

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Oggi, la vittoria del “Leave”, ha portato ad un improvviso capovolgimento di fronte, causando ripercussioni con un effetto a cascata sulle valute, in particolare la sterlina che ha toccato i minimi da 31 anni, e altri prodotti finanziari.

In questa situazione di agitazione e instabilità dei mercati finanziari, l’oro, da sempre considerato come “bene rifugio” per eccellenza e commodity più stabile, mantiene in costante rialzo la sua quotazione attirando maggiormente gli investimenti degli operatori finanziari oltre che dei privati. Tale risorsa infatti si presenta ai mercati azionari come una sicurezza nei periodi di confusione globale.

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Proprio il metallo giallo, nella prima metà di giugno, ha guadagnato circa il 5%, superando addirittura i 1.350 dollari l’oncia (massimi dal 2014), registrando un rialzo del 20% da inizio anno, con relativo incremento delle partecipazioni ai fondi garantiti in oro, raggiungendo i massimi del 2013.

Tuttavia il mercato dell’oro e più precisamente il mercato degli oggetti preziosi, in questa fase di trambusto finanziario e considerato il cambiamento della situazione economica registratasi negli ultimi anni, ha evidenziato una mutazione dal punto di vista degli asset nel mirino degli investitori.

Così come l’oro, anche gli investimenti in diamanti hanno registrato forti oscillazioni positive nell’ultimo periodo. Se fino a qualche anno fa il mercato delle gemme preziose faceva registrare solo contrazioni negative, nel 2016 si è riscontrato un aumento di domanda di circa l’1,4% dovuto anche al fenomeno Brexit.

Lo scopo primario dell’investimento in diamanti non è quello di arricchire il patrimonio bensì proprio di proteggerlo dalle turbolenze, guardando al lungo periodo. Investire in diamanti è un’azione da prendere realmente in considerazione per chi vuole dunque tutelare e allo stesso tempo assicurare il proprio portafoglio in massima prudenza.

Si registrano, pertanto, causa l’imprevedibilità del mercato, oltre alla propensione all’investimento in lingotti, forme di diversificazione che sfociano nell’acquisizione della gemma più prestigiosa e amata quale il “diamante”, che apre nuovi scenari nel mercato finanziario globale.

Concomitante al cambiamento del mercato, è necessario dunque  soffermarsi, per ciò che attiene il commercio di oro e oggetti preziosi, sull’evoluzione del settore normativo.

Tra le novità di rilievo si segnalano quelle relative alla stretta della normativa sull’Antiriciclaggio rispetto alla quale, in adozione della Legge di Delegazione Europea 2015, il 09 giugno scorso, la Camera dei Deputati ha trasmesso al Senato il Disegno di Legge n. C 3540 approvato dalla Commissione permanete Politiche dell’Unione Europea della Camera.

Il testo attualmente in esame presso la 14° Commissione Permanente del Senato, DDL S.2345, all’art. 15 prevede, per la tracciabilità delle operazioni, l’introduzione dell’obbligo di identificazione e registrazione delle operazioni per gli operatori non soggetti alla disciplina di cui alla Legge n. 7/2000.

Inoltre il DPR 04/08/2015 n. 168, ha apportato importanti modifiche in merito ai Titoli e Marchi di identificazione dei metalli preziosi, rispetto ai quali, a differenza della normativa fissata il 30/05/2002 n. 150, all’art. 23 è esplicitamente prevista la possibilità di ricommercializzare quegli oggetti di gioielleria usata privi di marchi di identificazione e di indicazione del titolo a condizione che l’operatore sia in grado di certificarne titolo e liceità di provenienza indicandoli nella fattura di vendita.

Nunzio Ragno

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