Pagare con bancomat anche un caffè: quali sanzioni per chi non si adegua?

Redazione 02/12/15
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Alcuni emendamenti alla legge di Stabilità 2016, presentati dal Pd in commissione Bilancio alla Camera, puntano a lasciare sempre più spazio ai cosiddetti micropagamenti, anche di pochi centesimi, effettuati con bancomat e carte.

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Gli emendamenti  vogliono infatti cancellare il tetto dei 30 euro sotto i quali possono essere rifiutati i pagamenti digitali, prevedendo anche specifiche sanzioni, a partire da aprile 2016, per i commercianti e i professionisti che non si regolarizzano con l’installazione di Pos e con l’obbligo di accettare pagamenti con bancomat e carta di credito.

I punti di accesso Pos, adibiti a ricevere pagamenti elettronici con carte di debito (bancomat) e credito, sono diminuiti dal 2013 ad oggi, passando da 53.493 a 46.029. Il Governo, il 1° luglio del 2014 ha imposto l’obbligo ad esercenti, studi professionali e artigiani di dotarsi di tali dispositivi per accettare pagamenti sopra i 30 euro. A conti fatti, tuttavia, il provvedimento non sembra essere bastato a far trionfare l’uso della moneta elettronica.

QUALI COSTI PER GLI ESERCENTI?

 Sos Tariffe con una recente analisi, sembra in qualche modo concedere delle attenuanti a chi è tenuto ad acquistare i dispositivi e ancora non l’ha fatto, segnalando i costi di attivazione di un Pos che in media si attesterebbero oltre i 2mila euro l’anno, per un peso medio del 2% sui ricavi. Pare, tuttavia, che l’attivazione nulla riguardi più che altro il canone mensile per il servizio che dovrebbe aggirarsi in media intorno ai 24 euro mensili per la linea fissa e quasi 10 per la rete mobile.
A tali costi vanno aggiunti poi quelli di attività: l’esercente infatti deve sostenere una percentuale o una cifra fissa per ciascuna transazione elettronica effettuata dai clienti. Se si tratta di carta di credito il commerciante è tenuto a versare circa il 2%; nel caso in cui invece si utilizza un bancomat il versamento viene a dipendere dalla tariffa attivata e cioè:

1) l’addebito avviene con una commissione fissa per ogni transazione: 1,29% se si è scelto un Pos tradizionale, 1,84% invece con Pos mobile;

2) l’addebito avviene tramite il combinato disposto tra una cifra fissa per ogni transazione più una commissione aggiuntiva sull’importo transato: 1,95% per chi ha un Pos tradizionale più 29 centesimi per transazione e 1,79% più 21 centesimi in media per chi opta per un dispositivo senza fili.

MICROPAGAMENTI: COSA CAMBIA?

Gli emendamenti presentati, come detto, puntano a favorire la maggiore diffusione dei pagamenti digitali (epayment) introducendo anche sanzioni per chi non rispetta le norme sul Pos, oltre a tagliare la commissione finale per i micropagamenti (fino a 5 euro) per incentivare l’accettazione di pagamenti con carta anche per acquisti di modesta entità: basti pensare all’acquisto di un caffè al bar o di un giornale in edicola. Le commissioni massime dovrebbero arrivare ai 7 millesimi per la carte di debito e a 1 centesimo per quelle di credito.

LE COMMISSIONI SONO DAVVERO TRASPARENTI?

Torna alla mente il decreto del ministero delle Finanze entrato in vigore poco più di un anno fa, firmato da Fabrizio Saccomanni, che all’articolo 4 prevedeva l’avvertenza di una maggiore pubblicità per i gestori dei circuiti di pagamento nel “rendere noti e aggiornati, in maniera chiara, completa e trasparente attraverso il proprio sito internet le commissioni”. Al momento, tali indicazioni sono più che altro rimaste sulla carta in quanto interrogare i circuiti di pagamento sulle rispettive strategie commerciali è ancora piuttosto complicato.

TETTO AL CONTANTE

Se con il via libera alla legge di Stabilità 2016, atteso a fine mese, verranno approvate tali norme, oltre a incentivare i pagamenti elettronici, verranno anche estesi i limiti per l’uso del contante (tetto a 3mila euro). Gli emendamenti proposti obbligano i gestori delle carte di pagamento a definire entro il 1° aprile 2016 le regole contrattuali (anche quelle riguardanti la trasparenza) per regolamentare i micropagamenti e le commissioni, che devono essere proporzionali ai costi effettivi sostenuti dai prestatori dei servizi di pagamento.

Redazione

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