Terrorismo e corruzione: la risposta della P.A. è l’antiriciclaggio

Dario Di Maria 26/11/15
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Da ottobre le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad avere un sistema antiriciclaggio.

Ogni pubblica amministrazione è tenuta a individuare un soggetto “gestore” delle segnalazioni antiriciclaggio (che può coincidere con il Responsabile anticorruzione), implementare un sistema che garantisca la segretezza delle segnalazioni, definire procedure interne, formare i propri dipendenti.
Tutto questo è ciò che, sinteticamente, dispone il decreto del Ministero dell’Interno del 25 settembre 2015, adottato su proposta dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) presso la Banca d’Italia, di concerto con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC). Inoltre, con lo stesso decreto, al fine di ridurre i margini di incertezza connessi con valutazioni soggettive, sono stati definiti gli indicatori di anomalia della transazioni economiche.

Il decreto in questione non è un atto isolato, ma ha radici lontane ed è destinato ad assumere un ruolo sempre più rilevante nella prassi degli uffici pubblici.

Già intorno agli anni ’90 il giudice Giovanni Falcone, a proposito della lotta contro ogni tipo di illegalità, sosteneva sempre:“follow the money”, cioè segui il denaro.

In risposta agli attentati del 13 novembre, la Commissione Europea si è riunita e come misure di lotta al terrorismo ha individuato, tra le altre, l’implementazione della nuova direttiva anti-riciclaggio approvata a maggio 2015 (Direttiva 2015/849), rilasciando il seguente comunicato stampa: “l’Agenda Europea sulla Sicurezza mira a porre in essere efficaci misure per “follow the money”, rafforzando il potere delle unità di informazione finanziaria (in Italia l’UIF presso la Banca d’Italia), per meglio tracciare le transazioni di denaro delle reti del crimine organizzato e accrescere il potere delle autorità nazionali competenti a “congelare” e confiscare i beni frutto dell’illecito”.

Anche Roberto Saviano, il 23 novembre dalle colonne del NY Times ha detto che i Governi occidentali stanno pagando un prezzo alto per la loro tolleranza nei confronti del riciclaggio di denaro, poichè l’ISIS si finanzia con i traffici illeciti e con il denaro ripulito nell’economia reale grazie a organizzazioni criminali locali.

La Banca d’Italia nell’ambito dell’ultimo rapporto annuale dell’UIF così si esprimeva: “Le minacce di riciclaggio in Italia sono significative a causa della diffusione e della pervasività della criminalità organizzata, della corruzione e dell’evasione fiscale. Gli uffici della Pubblica amministrazione, particolarmente esposti all’incidenza della corruzione nei settori degli appalti e dei finanziamenti pubblici, mostrano ancora scarsa sensibilità per l’antiriciclaggio malgrado siano sempre stati ricompresi nel novero dei soggetti obbligati alla segnalazione. Ciò ne accresce la vulnerabilità“.

Infine in occasione del recente convegno alla Camera dei Deputati dal titolo “Prevenzione della corruzione nella riforma della Pubblica amministrazione”, il direttore dell’UIF, Claudio Clemente, ha ricordato:“considero in questo momento la pubblica amministrazione un cono d’ ombra nell’ attività antiriciclaggio … e perché la pubblica amministrazione pur essendo dal 1991 obbligata a collaborare ha collaborato poco se guardiamo all’ ammontare complessivo designazione sospette che arriva dal sistema antiriciclaggio. Su oltre settantamila segnalazioni nel duemilaquattordici le segnalazioni che provengono dalla Pubblica istruzione sono diciotto” Ora, però, ha evidenziato il direttore della Uif, «sono stati finalmente emanati gli indicatori di anomalia».

Tornando agli obblighi della pubblica amministrazione, nella valutazione ai fini antiriciclaggio delle operazioni, sono tenute in particolare considerazione i settori economici interessati dall’erogazione di fondi pubblici, anche di fonte comunitaria, e quelli relativi ad appalti, sanita’, produzione di energie rinnovabili, raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Gli enti pubblici devono adottare procedure interne di valutazione idonee a garantire l’efficacia della rilevazione di operazioni sospette, la tempestivita’ della segnalazione alla UIF, la massima riservatezza dei soggetti coinvolti nell’effettuazione della segnalazione stessa e l’omogeneita’ dei comportamenti.

Devono individuare un “gestore” delle segnalazioni, che può coincidere con il Responsabile anticorruzione, e adottare misure di adeguata formazione del personale e dei collaboratori ai fini della corretta individuazione degli elementi di sospetto

In sintesi, sicuramente un nuova sfida, che ad alcuni può sembrare impossibile, ma in cui la Pubblica Amministrazione, l’Italia e l’Europa si giocano la loro credibilità e la capacità di contrastare l’illegalità.

Dario Di Maria

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