Come un cervello artificiale impara a parlare: l’esperimento ANNABELL

Redazione 16/11/15
Scarica PDF Stampa
di Valeria Camatta

E’ recentissima la notizia pubblicata dall’Università di Sassari che alcuni ricercatori della stessa università e dell’Università britannica di Plymouth hanno sviluppato per la prima volta un modello cognitivo, denominato ANNABELL (Artificial Neural Network with Adaptive Behavior Exploited for Language Learning), in grado di di imparare a dialogare usando il linguaggio umano partendo da una condizione di tabula rasa.

Il modello viene dettagliatamente descritto in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica internazionale PLOS ONE (http://dx.plos.org/10.1371/journal.pone.0140866) ed è stato presentato alla conferenza internazionale BICA 2015. Formato da due milioni di neuroni artificiali connessi fra loro, il modello è stato predisposto per indagare sui processi neurali che sono alla base dello sviluppo del linguaggio e, in particolare, per spiegare come il cervello sviluppa le capacità più complesse come il linguaggio e il ragionamento.

Molti ricercatori hanno proposto modelli basati sull’analogia cervello-computer già a partire dagli anni Sessanta, ritenendone simile il funzionamento, dato che entrambi utilizzano segnali elettrici. Ma, sottolinea il dottor Bruno Golosio, ricercatore di Fisica applicata dell’Ateneo di Sassari, che ha condotto questo lo studio con Angelo Cangelosi, docente di Scienze Cognitive e Intelligenza Artificiale all’Università di Plymouth, esistono in realtà “differenze profonde, non solo strutturali, ma soprattutto nei meccanismi di apprendimento e di elaborazione dell’informazione”. I computer funzionano per mezzo di programmi ma lo stesso non si può affermare del cervello umano. Sono molti i ricercatori che ritengono che il cervello sviluppi le proprie capacità cognitive più elevate interagendo con l’ambiente ma utilizzando pochissime conoscenze innate.

Ciò pare confermato dal modello ANNABELL, che non ha conoscenze linguistiche precodificate e impara a parlare esclusivamente attraverso la comunicazione con un interlocutore umano. Basandosi sulla letteratura sullo sviluppo del linguaggio infantile, per ANNABELL è stato predisposto un database di circa 1500 frasi che hanno avuto circa 500 risposte sensate complete di nomi, verbi, aggettivi, pronomi. Il dottor Golosio afferma che la ricerca avrà anche un seguito: “Il prossimo passo sarà quello di incorporare il modello in un robot per estenderlo e verificarlo ulteriormente attraverso lo studio delle interazioni tra il robot e gli umani“.

 

 

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento