Pensioni novità: quanti sono gli esodati? I dati dell’Istat

Redazione 18/09/15
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Non accenna a placarsi la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione alle questioni salvaguardia esodati e Opzione Donna. E’ stata indetta dai sindacati, infatti, per martedì prossimo 22 settembre, alle ore 10, un’ulteriore manifestazione sotto le finestre del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in via XX Settembre a Roma, per chiedere ed ottenere dal Governo “risposte certe e un impegno concreto alla stesura della settima salvaguardia e alla proroga di Opzione Donna prima della legge di Stabilità”. In una nota, fanno sapere i sindacati, l’imminente legge di Stabilità deve “affrontare la reintroduzione di un principio di flessibilità di accesso alla pensione per favorire l’occupazione dei giovani e per sanare le iniquità e le ingiustizie prodotte dalla legge Fornero, come più volte riconosciuto in questi mesi dal ministro del Lavoro e dal presidente del Consiglio”.

Lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ieri in question time alla Camera, si è pronunciato sulla questione esodati, spiegando come l’esecutivo stia passando in rassegna la possibilità di varare “un nuovo provvedimento di salvaguardia” in quanto consapevole “dell’esistenza di situazioni di disagio” che pertanto necessitano di una soluzione urgente. Ma a quanto ammonta davvero il numero degli esodati? L’incognita mantiene alta la polemica sia tra le organizzazioni dei pensionati forzati e l’esecutivo, sia tra quest’ultimo e le opposizioni. Ora, a circoscrivere il fenomeno, arrivano i primi dati. L’iniziativa è stata lanciata dalla commissione Lavoro del Senato che, tra i mesi di aprile e luglio 2015, ha diffuso un’indagine conoscitiva online.

Alla Rete degli esodati è stata così proposta una scheda da compilare e quanto emerge è una sorpresa: le schede riempite sono state 1.645, il 41% di chi ha risposto ha un età compresa tra 55 e 59 anni, mentre il 57% tra 60 e 64 anni. Tra i 1.645 ex lavoratori censiti soltanto 1.177 rientrano nella categoria degli esodati ovvero non hanno beneficiato di nessuno dei sei provvedimenti di salvaguardia che sono stati emanati a partire dalla riforma Fornero. Fra chi ha risposto al questionario e chi ha diritto alla salvaguardia, la proporzione è del  71,6%. Ciò che stupisce, tuttavia, è il numero assoluto. Finora non ci sono state certezze, arrivando i sindacati a rivendicare addirittura 50mila persone ancora da tutelare.

Stando all’indagine del Senato il rapporto di lavoro è concluso per licenziamento nel 50% dei casi, per dimissioni o risoluzione consensuale in tutti gli altri. Sono 848 i soggetti, ossia il 51,6% di chi ha compilato il questionario, ad aver ricevuto un incentivo all’esodo pagato dall’impresa titolare del rapporto di lavoro. L’incentivo a lasciare l’azienda, in un caso su sei, ha coinciso con la contemporanea assunzione di un figlio. A seguito della conclusione del rapporto di lavoro il 21% ha svolto un’attività lavorativa temporanea (in molti casi un lavoro subordinato). Quello che ci si chiede ora, pertanto, è se esiste la possibilità che ci siano degli esodati che non hanno compilato il questionario e che dunque il numero di 1.177 non rispecchi la situazione reale.

Una possibile interpretazione dell’enorme divario tra i 50mila esodati ipotizzati e i poco più di mille contati dall’indagine è stata fornita dal senatore Pietro Ichino, il primo ad aver proposto la rilevazione statistica. «La realtà è che quasi tutti coloro che oggi si qualificano come esodati e chiedono un nuovo intervento di tutela sono semplicemente disoccupati ultracinquantacinquenni. Il cui problema sicuramente va affrontato, ma con altri strumenti che privilegino il loro reinserimento nel tessuto produttivo». Chi porta avanti la battaglia esodati, aggiunge il senatore «si propone di smontare la legge Fornero e di tornare a prepensionare i cinquantenni».

Redazione

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