Voluntary disclosure: ferma la proroga, i rischi dell’imminente scadenza

Redazione 11/09/15
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Si avvicina l’invio delle istanze della voluntary disclosure, il cui termine ultimo è fissato al prossimo 30 settembre. La proroga del termine per l’adesione alla procedura di collaborazione volontaria si fa aspettare. Il pericolo è che, se annunciata a fine settembre, diventi del tutto inutile, limitando le possibili adesioni e precludendo al Fisco un gettito più ampio. Oltrepassata la soglia delle 10.000, le domande di adesione in queste settimane arrivano agli Uffici, ma i numeri restano lontani dalle previsioni dell’Agenzia delle Entrate. La situazione, al momento, è in condizioni di arresto, in attesa costante di chiarimenti ufficiali da parte dell’Entrate per avere maggiori dettagli sui punti applicativi più incerti della procedura di voluntary disclosure. A fronte degli interrogativi posti dagli addetti ai lavori sono state diramate, nell’ordine, le Circolari n. 10/E del 13 marzo 2015, n. 27/E del 16 luglio 2015, n. 30/E del 11 agosto 2015 e, da ultima, la Circolare n. 31/E del 28 agosto 2015. L’attesissima proroga dei termini di proposizione delle istanze di voluntary disclosure, ad oggi, però non è arrivata. Si tratterebbe di un punto a favore dei professionisti che affiancano i contribuenti nella procedura di regolarizzazione, in quanto consentirebbe loro di seguire le più recenti indicazioni dell’Agenzia e del Legislatore, e così ultimare le istanze secondo le linee guida indicate dagli Uffici, al fine di scongiurare possibili future contestazioni da parte di quest’ultimi.

La proroga, inoltre, costituirebbe una boccata d’ossigeno per gli addetti ai lavori se riuscisse a consentire, entro la fine di quest’anno, di completare le istanze di adesione da presentarsi comunque entro la restrittiva scadenza del 30 settembre. Per aderire alla procedura di collaborazione volontaria, il percorso è tutt’altro che semplice. Per la richiesta di accesso si deve compilare e in seguito inviare telematicamente il modulo che deve includere dettagliate informazioni (quali la tipologia di procedura alla quale si vuole aderire, i dati del contribuente e del professionista, le attività estere detenute in violazioni degli obblighi sul monitoraggio fiscale, i maggiori imponibili e le ritenute non operate), qualora poi si dovesse necessitare di una ratifica o di un’integrazione, si deve procedere a presentare un’istanza integrativa. Il modulo deve essere anche munito di relazione di accompagnamento e documentazione a supporto della richiesta di emersione per poter riprodurre sinteticamente:

gli investimenti e le attività finanziarie costituite o detenute all’estero, anche indirettamente o per interposta persona;

la determinazione dei redditi che servirono per costituirli o acquistarli;

i redditi che derivano dalla loro dismissione o utilizzazione a qualunque titolo;

gli eventuali maggiori imponibili agli effetti delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive, dell’imposta regionale sulle attività produttive, dei contributi previdenziali, dell’imposta sul valore aggiunto e delle ritenute (non collegati alle attività costituite o detenute all’estero) limitatamente ai periodi d’imposta per i quali, alla data di presentazione della richiesta, non siano decaduti i termini per l’accertamento.

La possibilità di fruire di un termine maggiore per perfezionare l’adempimento, dunque, considerati l’impegno per i vari adempimenti per la procedura e l’incombente termine di fine settembre, diventa la soluzione più auspicabile non soltanto per i contribuenti, ma anche per l’Agenzia stessa alla quale compete tutta l’attività di controllo sulle domande di regolarizzazione. La proroga consentirebbe inoltre di far lievitare l’invio delle istanze con un relativo incasso per lo Stato che così potrebbe beneficiare di un maggiore gettito fiscale. Secondo le ultime voci, una proroga tecnica sembra sia attesa allo scadere del mese, quasi a ridosso del termine per il deposito delle istanze.

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