Riforma pensioni: per ora calano gli assegni. Cosa cambia dal 2016

Redazione 08/07/15
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Se la riforma pensioni 2015 spiccherà definitivamente il volo, oppure rimarrà solo una pallida illusione, ancora non è dato sapere. Sicuramente, però, per i pensionati italiani il 2016 porterà in dote una riduzione sensibile degli assegni.

Altro che rimborsi, insomma. A pochi giorni dal via al ripristino delle indicizzazioni rese obbligatorie dalla sentenza della Corte costituzionale, e che il governo ha deciso di ristabilire in minima parte, emerge un particolare di non poco conto che consentirà alle casse statali di risparmiare una quota considerevole negli assegni previdenziali.

Si tratta dell’effetto collegato alla revisione dei coefficienti inerenti il calcolo delle pensioni in parte contributive, descritto con dovizia di particolari nel decreto dello scorso 22 giugno 2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 luglio, dal nome “Revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo”.

Il provvedimento, emanato dal dicastero guidato da Giuliano Poletti, reca le firme del direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con quella del ragioniere generale del Mef.

Quello pubblicato in Gazzetta è l’ultimo adeguamento triennale, dal momento che, come stabilito dalla legge Fornero, d’ora in avanti i coefficienti saranno rivalutati ogni biennio.

Va ricordato che tutto ebbe inizio negli anni ’90 del secolo scorso quando, con la riforma del governo Dini, venne introdotto per la prima volta il concetto di quota contributiva, con ciò intendendo di legare la pensione ai contributi effettivamente versati dal lavoratore nel corso della carriera, i quali, tramite rivalutazione annuale su base del Pil, si trasformano in scampoli sempre più consistenti di pensione con l’avanzare del tempo per i pensionati che accedono al primo assegno Inps.

Poi, nel 2007, la legge voluta con forza dall’allora ministro del Lavoro Cesare Damiano i coefficienti per la trasformazione die contributi in pensione sono scesi per effetto dell’incremento della speranza di vita, un dato divenuto centrale nella seguente e per il momento definitiva legge Fornero.

E’ proprio in base a queste due leggi che viene a rimodularsi il calcolo degli assegni Inps, come specificato nel decreto appena pubblicato.

Cosa cambia dal primo gennaio

Secondo le proiezioni ministeriali, un lavoratore che nel 1995, anno della riforma Dini, avesse da parte meno di 18 anni di contributi e possa accedere al regime pensionistico di anzianità avendo compiuto 66 anni e 3 mesi, potrà avere una rendita da pensione maggiore di circa 18 euro rispetto a chi si ritirerà dal lavoro nel prossimo anno.

Va tenuto conto che, per effetto dell’aumento della speranza di vita, l’anno prossimo serviranno quattro mesi in più, per cui il differenziale dovrebbe scendere di 8 euro per i pensionati del 2016.

Insomma, chi ha possibilità di accedere al regime Inps entro la fine del 2015 deve avviare le pratiche, dal momento che il prossimo anno gli assegni saranno più striminziti. Per i lavoratori privati, la scadenza è il mese di novembre, mentre per quelli del settore pubblico si andrà al 30 dicembre.

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