Xylella fastidiosa. Epidemia o inganno?

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Negli ultimi mesi uno degli argomenti più dibattuti in Puglia (e da poco anche a livello nazionale) è quello della Xylella fastidiosa, un problema serio che rischia di diffondersi a macchia d’olio (è il caso di dirlo) in tutta Italia e anche in Europa. Un’epidemia di gravissime proporzioni che potrebbe mettere in ginocchio il comparto agricolo nazionale. O no? Non è che sarà tutto un inganno?

Facciamo un passo indietro.

Siamo nel 2010. L’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano (Bari) organizza un workshop di studio dal titolo “Phytosanitary Workshop on the Quarantine Pathogen Xylella fastidiosa” (18-22 ottobre 2010) (0), in cui sono presenti studiosi e agronomi nazionali e internazionali. Per la prima volta in Europa viene introdotto il batterio della Xylella fastidiosa, ma solo a scopo scientifico e di laboratorio.

Fino ad allora il batterio della Xylella fastidiosa non era mai stato ritrovato nelle piante europee.

Ma cos’è la Xylella fastidiosa? E’ un batterio originario dell’America (in particolare della California) che attacca alcune piante tra cui agrumi, ciliegi e altri alberi. E’ veicolata da un insetto, la cicalina (Homalodisca), che – poggiandosi sulle piante – favorisce la diffusione del batterio il quale attacca la linfa vitale della pianta seccandola.

Secondo alcuni è la causa principale di quello che è stato definito CoDIRO (Complesso del disseccamento rapido dell’Olivo).

Cos’è il CoDIRO? È una denominazione inventata ad hoc per definire il fenomeno del disseccamento degli Ulivi in Salento. Si dice che il disseccamento sia “rapido” proprio perché la Xylella fastidiosa colpisce gli ulivi e li fa seccare rapidamente.

Torniamo indietro di un paio d’anni. Siamo nel 2013, in Puglia. In questo periodo scatta il problema del CoDIRO in una zona, quella intorno a Gallipoli, dove diversi alberi iniziano a seccare. Non si sa come, non si sa perché, fatto sta che gli alberi seccano.

Da quel momento alcuni agronomi iniziano a parlare di Xylella fastidiosa e di come questo batterio abbia favorito il disseccamento degli alberi della fascia jonica intorno a Gallipoli. Qualcuno asserisce che la colpa sia stata di alcuni vivaisti che hanno importato piante dal Costarica in cui era presente il batterio, mentre altri mettono subito sotto accusa lo IAM di Bari e il convegno in cui – lo ripeto – è stato introdotto il batterio.

Per tutto il 2013 e il 2014 la classe politica locale, però, non se ne occupa, anzi, non risponde nemmeno agli “allarmi”. Nessuno ne parla, neanche i giornali locali e, a parte alcuni attenti ambientalisti che sollevano il problema, tutto viene lasciato in balia delle onde.

E arriviamo a febbraio 2015. Giuseppe Silletti, comandante del Corpo Forestale dello Stato in Puglia, viene nominato dal Ministro Martina “Commissario delegato” per l’attuazione degli interventi per far fronte all’emergenza Xylella. Silletti mette a punto un pianovolto a eradicare centinaia di migliaia di alberi d’Ulivo (addirittura si parla di un milione di Ulivi) e a lanciare su tutto il territorio salentino insetticidi per uccidere il vettore del batterio (la cicalina).

A questo punto insorgono le associazioni ambientaliste, i cittadini, gli artisti pugliesi (Albano Carrisi, Nandu Popu, Pino Aprile e tanti altri) che chiedono di fermare il “piano Silletti” perché sproporzionato rispetto a quella che è la realtà visibile sul territorio: gli Ulivi non sono malati. Affatto.

E inoltre nessuno vuole essere inondato da pesticidi, soprattutto in un territorio ad alto impatto di tumori, per varie ragioni (tra cui l’uso smodato di pesticidi).

Tra l’altro il “curioso caso della Xylella” finisce dritto dritto nel 3° rapporto sulle agromafie di Coldiretti-Eurispes, a dimostrare che – forse – non è detto che questo batterio – sempre se risulti patogeno sugli Ulivi – sia arrivato casualmente in Italia (come dichiarato pubblicamente) (1).

E infatti anche la Procura della Repubblica di Lecce si muove. Il sostituto Procuratore Elsa Valeria Mignone (capo del pool contro i reati ambientali) apre un fascicolo contro ignoti per disastro ambientale. Peccato che – però – non può accedere alla documentazione custodita presso lo IAM di Bari perché l’Istituto è protetto dall’immunità totale e non intende rinunziarvi. (2)

E quindi le indagini si bloccano.

Sempre a febbraio 2015 – non si sa come – si rinviene un altro focolaio, questa volta a Oria, nel brindisino. Il “piano Silletti” prevede di partire proprio da lì per eradicare centinaia di alberi d’Ulivo, ma un avvocato del posto propone un ricorso d’urgenza al TAR Puglia (sez. di Lecce) il quale accoglie il ricorso d’urgenza e si riserva di decidere sulla richiesta di sospensiva in via cautelare in attesa della discussione sul merito (la notizia è del 10 aprile 2015, mentre scrivo l’articolo).

Nel frattempo viene indetta una manifestazione pubblica a Lecce (il 29 marzo 2015) alla quale partecipano (secondo i dati forniti dall’organizzazione) più di 20.000 persone che chiedono di fermare il piano Silletti e di non eradicare gli Ulivi, perché sani e – se malati – guaribili con le “buone pratiche agricole” (alcuni contadini, infatti, sostengono di aver guarito le piante usando rimedi naturali e tradizionali).

Difatti le ragioni del “NO” al piano Silletti sono semplici: finora mai nessuno è stato in grado di dimostrare scientificamente il nesso di causalità tra la diffusione del batterio Xylella fastidiosa e il fenomeno del CoDIRO. In altre parole non è stato ancora stabilito – oltre ogni ragionevole dubbio (come direbbero i cultori del diritto statunitense) – il diretto rapporto tra la diffusione del batterio e il disseccamento degli Ulivi.

E allora perché alcuni ulivi sono seccati? Secondo diversi agronomi e secondo alcune associazioni ambientaliste il disseccamento dell’Ulivo dipenderebbe da diversi funghi, dall’assenza di manutenzione (o, peggio, dall’abbandono) del fondo (mancanza di aratura, potatura, ecc.), e dall’uso forse troppo intensivo di veleni agricoli, tanto che nel 2013 fa scalpore la notizia che negli USA sono stati bloccati alla dogana ben 98 container di olio pugliese perché contenente forti tracce di pesticidi (3).

Quindi – probabilmente – la causa del disseccamento rapido dell’Ulivo non sta tanto nel batterio della Xylella (la quale, lo ripeto, colpisce gli agrumi e finora mai nessuno ha dimostrato che causi il disseccamento dell’Ulivo) quanto nell’amalgama di più fattori scatenanti e non è da escludersi che la Xylella sia una delle cause, ma non l’unica causa e non la principale.

Tuttavia, nonostante ciò, la Regione Puglia – di concerto con il Governo Italiano – decide di intervenire tagliando gli “alberi malati” e per giunta chiede a gran voce all’UE di fornire i fondi necessari per l’eradicazione degli Ulivi, chiedendo pure lo stato di calamità. L’UE, in un primo momento, acconsente all’elaborazione del piano Silletti, ma poi chiede maggiori chiarimenti dopo essere venuta a conoscenza delle posizioni degli obiettori. In altre parole l’UE prima da retta alle Istituzioni governative, ma poi smette di credere loro dopo aver saputo che in effetti le cose non stanno proprio come dicono.

Difatti il direttore generale dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) scrive una lettera a Peacelink (che solleva la questione in sede europea), nella quale dichiara apertamente che all’EFSA non è mai stato chiesto di produrre un parere scientifico sul nesso di causalità tra Xylella e CoDIRO.

Ma come? La massima autorità europea in materia non viene coinvolta?

Nella lettera, il direttore specifica «che l’EFSA non ha ricevuto il compito di fornire un parere scientifico sulla eziologia della malattia stessa» (4).

Eppure presso la Regione Puglia e il Ministero delle politiche agricole sono certi che esista un nesso di causalità.

Qui la trama s’infittisce. Si chiede all’UE di dare il via al piano Silletti sulla base di un esilissimo filo probatorio stabilito da chissà chi.

Infatti questo inesistente nesso di causalità – mai provato – viene ribadito in un incontro dell’8 aprile 2015 a Lecce, presenti il Ministro Martina e il presidente della Regione Puglia Vendola, in cui si continua a ripetere che le piante d’Ulivo vanno eradicate perché colpite dal batterio (5).

Peccato che proprio il giorno dopo l’incontro (9 aprile 2015) diverse associazioni ambientaliste fanno pervenire alla classe politica interessata uno studio condotto dall’Università della California il quale dimostra che non vi sia alcun nesso di causalità tra il batterio e il fenomeno del disseccamento dell’Ulivo. Infatti lo studio dimostra che la Xylella – in California – non si sia dimostrata patogena sugli Ulivi. Perché in Puglia si? (6)

Insomma, la questione è ancora aperta e promette nuovi colpi di scena.

Infatti uno dei colpi di scena è che la Francia decide di bloccare l’importazione di piante provenienti dalla Puglia se non corredate dalla documentazione che dimostri l’assenza del batterio della Xylella.

Misura cautelare saggia, certo. Ma come spiegare ai francesi che la Xylella non è patogena sugli Ulivi fino a prova contraria? Come spiegare che l’UE ha chiesto maggiori chiarimenti al Governo nazionale? Come spiegare ai produttori locali che questa questione porterà loro un danno economico e d’immagine incalcolabile?

Ma – e queste sono altre domande che ancora non hanno trovato risposta – perché c’è così tanta fretta? Perché si vuole assolutamente eradicare gli Ulivi? Perché lo Stato e la Regione hanno deciso subito di eradicare senza dati certi alla mano?

Qui le teorie prodotte finora sono tre.

La prima. Secondo alcuni ci sono interessi sovranazionali a introdurre in Italia le coltivazioni OGM, in grado di resistere a qualsiasi batterio. E si vocifera che all’EXPO 2015 di Milano l’argomento principale sarà proprio questo: nutrire il Pianeta grazie alle coltivazioni intensive e OGM. Alcuni sostengono che Monsanto stia spingendo per far introdurre le coltivazioni OGM anche in Italia e lo fa con quello che alcuni definiscono “bioterrorismo”.

La seconda. Secondo altri, invece, l’interesse è quello di investire sull’edilizia in un territorio a vocazione turistica, ma la legge regionale n. 14/2007 lo impedisce. E quindi si risolve eradicando gli Ulivi e creando, così, terreni edificabili vendibili a pochi soldi.

La terza. Dato che la Puglia produce quasi il 35% della produzione nazionale di olio extravergine d’oliva forse qualcuno vuole limitare la produzione in favore di altri Paesi o di altre Regioni.

Chi lo sa. Forse gli interessi sono questi o forse nessuno di questi. Fatto sta che per la prima volta le Istituzioni regionali e nazionali si sono mosse con fare deciso senza conoscere i dati e senza ascoltare tutte le campane. Tra l’altro – nonostante il caso della Xylella sia stato conosciuto sin dal 2013 – si sono attivati solo dagli inizi del 2015. Perché prima tanta lentezza e poi tanta fretta? Perché la politica ci mette così tanto vigore nel risolvere questo “problema” ricorrendo a piani straordinari e ignorando le indagini della Procura? Come direbbe qualcuno, ai posteri l’ardua sentenza. Peccato che i posteri avranno la risposta, ma anche tanti Ulivi sani in meno.

FONTI:

0. http://www.iamb.it/news,186,186,25,phytosanitary-workshop-on-the-quarantine-pathogen-xylella-fastidiosa-iamb-18-22-ottobre.htm

1. http://www.eurispes.eu/content/agromafie-rapporto-crimini-agroalimentari-eurispes

2. http://www.famigliacristiana.it/articolo/xylella-il-pm-mignone-non-posso-indagare-sul-convegno-di-bari-perche-ce-limmunita.aspx

3. http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/gli-usa-bloccano-no638489/

4. http://temi.repubblica.it/micromega-online/xylella-l%E2%80%99europa-smentisce-la-regione-puglia/

5. http://www.lecceprima.it/politica/ministro-martina-xylella-seguire-piano-silletti.html

6. http://www.lecceprima.it/cronaca/comitato-difendiamo-ulivi-studio-ricercatori-californiani-xylella-no-produzioni.html

Giovanni D’Elia

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