Dopo l’assoluzione del premier il magistrato fa carriera

Michele Nico 04/03/15
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Questa notizia non ce l’aspettavamo, e forse coglierà di sorpresa anche i cortesi lettori di questa rubrica, da sempre attenta alle dinamiche politiche e amministrative della “cosa pubblica”.

Molti ricorderanno che il premier Matteo Renzi è stato “pizzicato” dalla magistratura contabile nel giudizio di primo grado, che lo ha condannato per aver a suo tempo nominato – nella veste di Presidente della Provincia di Firenze, e con l’avallo della Giunta – ben 4 Direttori generali con retribuzioni superiori a quelle massime previste dal vigente C.C.N.L., là dove l’Ente locale avrebbe potuto nominare un solo Direttore ai sensi dell’art. 108 TUEL.

Quel decreto presidenziale, secondo la Procura, avrebbe provocato un danno erariale pari a € 1.175.351,15, però nel successivo riesame della causa in sede di appello la sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti ha ribaltato la sentenza di condanna in un’assoluzione piena (decisione n. 107 del 4 febbraio 2015).

Nel testo della sentenza si legge – invero non senza stupore – che “se è pur vero che il presidente Renzi ha indicato nominativamente i componenti della propria segreteria….; se è pur vero che il presidente Renzi ha preso visione dei relativi curricula, rendendolo ciò consapevole del livello culturale degli interessati …; se è pur vero che i provvedimenti erano a firma del presidente della Provincia …. ciò nonostante, non può non considerarsi il fatto che l’istruttoria amministrativa, i pareri resi nell’ambito dei procedimenti interessati e i relativi contratti sono stati curati dall’entourage amministrativo e dalla struttura amministrativa provinciale che hanno sottoposto all’organo politico una documentazione corredata da sufficienti, apparenti garanzie tanto da indurre ad una valutazione generale di legittimità dei provvedimenti in fase di perfezionamento”.

Una siffatta motivazione desta qualche perplessità, ma lo stupore non finisce certamente qui.

Secondo quanto riferisce la cronaca di questi giorni, neppure una settimana dopo la pubblicazione della sentenza che ha assolto il presidente del Consiglio, il Governo, su proposta dello stesso Renzi e per decreto, ha ratificato la nomina del magistrato che presiedeva il collegio giudicante (Martino Colella) all’alta carica di Procuratore generale della Corte dei conti.

Non vogliamo insinuare che l’operazione sia frutto di uno squallido mercimonio della giustizia italiana (della serie: “tu mi assolvi, e io ti promuovo”), e ci ostiniamo a voler credere – magari contro ogni apparenza – che quel giudice sia stato promosso per singolari meriti di carriera, impeccabile professionalità e onestà di giudizio, cioè le qualità personali che dovrebbero contraddistinguere ogni figura di magistrato nel disimpegno delle sue importanti funzioni.

Qualche ombra di dubbio, però, francamente resta…

Michele Nico

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