Addio Robin Tax: perché è incostituzionale e quanto ci costerà

Redazione 12/02/15
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Robin Tax, bocciatura con “salvagente”. Ha del clamoroso la decisione assunta ieri dalla Corte costituzionale, che ha dichiarato contraria alla Carta fondamentale la tassa sui magnati di energia e petrolio, che da ora vedranno dunque la propria posizione ancora più leggera, pur in presenza di mercati pressoché chiusi.

E’ quanto attesta senza troppi giri di parole la Consulta, nella sua sentenza in cui ha dichiarato illegittimo il tributo istituito nel 2008 dal governo Berlusconi e ribattezzato Robin Tax dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, agli albori della crisi economica, quando i venti di recessione stavano per abbattersi sull’economia nazionale e i primi provvedimenti furono presi verso le compagnie di energia e piattaforme petrolifere, spesso artefici di maxi ricavi e tassazione non commisurata.

Ma lo Stato è comunque riuscito a scampare eventuali rimborsi ai contribuenti interessati dall’imposta: l’effetto del pronunciamento della Consulta, non avrà valore retroattivo. Dunque, i prelievi sin qui completati non torneranno indietro e le casse pubbliche sventano la minaccia di un maxi rimborso a carico dei contribuenti, che la Corte non esita a denominare apertamente “manovra economica”.

Perché la Robin Tax è incostituzionale

Nello specifico, la Corte costituzionale non ha dichiarato illegittima la tassa nella sua natura di prelievo fiscale sui maxi ricavi, ma ha respinto il metodo impositivo scelto dal governo sette anni or sono per avviare la procedura di saldo.

Per quanto, infatti, la Robin Tax influisca solo su soggetti i ricavi andassero al di sopra dei 25 milioni, poi abbassati a 10, essa finisce per pesare sull’intero reddito generato e non già sui profitti extra.

In aggiunta, sottolinea la Consulta nella sua sentenza di bocciatura, l’addizionale attivata per fare fronte a difficoltà che nel 2008 si ritenevano passeggere, è diventata strutturale, senza alcun meccanismo contestuale di contenimento del prezzo al consumo dopo il rincaro di imposte richiesto dal governo.

Immediata la risalita dei titoli in Borsa per le principali aziende interessate, che hanno guadagnato valore alla diffusione della notizia. Ora, però, il dibattito riguarda il mancato gettito per l’erario: secondo le prime stime, il buco generato dalla scomparsa della Robin tax, per le tasche pubbliche, sarà pari a un miliardo di euro.

Il governo, da par suo, esulta perché è la prima volta che “la Consulta si fa carico della possibile violazione dell’articolo 81 della Costituzione derivante da una sua decisione. In precedenza, le sentenze sono state sempre additive, senza alcuna preoccupazione per gli effetti sul bilancio”, ha dichiarato il viceministro dell’Economia Enrico Morando.

Redazione

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