Pensioni: riforma difficile con Mattarella. E calano gli assegni

Redazione 02/02/15
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Pensioni, il 2015 non inizia sotto la migliore stella. Se l’elezione di Sergio Mattarella non sembra presagire ribaltamenti della legge attualmente in vigore, in questi giorni arriva anche il ricalcolo degli assegni, che per i primi mesi del nuovo anno saranno più leggeri rispetto al 2014.

Insomma, continuano e, anzi, aumentano le difficoltà per i pensionati, così come i requisiti necessari per lasciare il lavoro, in crescita costante dopo l’avvento della legge Fornero. E l’ultimo atto di Sergio Mattarella come giudice costituzionale, è stato proprio quello di aver bocciato nettamente la proposta di referendum abrogativo nella legge sulle pensioni, che la Lega Nord aveva portato fino alla Consulta forte delle oltre 500mila firma raccolte in tutto il Paese.

Dunque, ora che l’ex esponente del Partito popolare si è assiso sul Colle più importante di Roma, appare assai improbabile una riscrittura della normativa sulle pensioni, quantomeno di ispirazione quirinalizia. L’unica volontà che potrebbe ispirare modifiche alla legge sulla previdenza, a questo punto, sarebbe quella parlamentare, dal momento che anche il governo sembra tutt’altro che disposto a intervenire in materia. Ma viste le proposte di revisione che giacciono nei cassetti delle varie commissioni, non c’è troppo da sperare nell’illuminazione di deputati e senatori. Insomma, l’orizzonte non è roseo per gli attuali e futuri pensionati.

Perché calano le pensioni

Ma le brutte notizie non sono finite. Come i destinatari di prestazioni Inps si saranno accorti, da gennaio 2015 si è aggiunta una nuova voce nel cedolino della prestazione previdenziale: si tratta del “conguaglio pensione da rinnovo”.

Si tratta di un meccanismo coinvolto nella rivalutazione delle pensioni, che ha decurtato ulteriormente l’1,2% dell’assegno percepito dall’ex lavoratore. Per fare un esempio, questa nuova trattenuta incide per 5,40 euro su una pensione minima e circa 12 su una mensilità pari a mille euro.

La percentuale deriva dall’incremento rispetto alle attese dell’indice di rivalutazione che prende in esame l’adeguamento all’inflazione dell’anno precedente, con il risultato che il valore dei prezzi al consumo è sceso sensibilmente, generando un aumento sui ratei pensionistici.

Unica precisazione: la rivalutazione riguarda tutte le prestazioni Inps entro il triplo del valore minimo, dunque poco al di sopra dei 1500 euro al mese. Al di sopra, entro il quadruplo delle pensioni base, il tasso viene riconosciuto per il 95%, con una discesa progressiva a gradini fino a cinque e poi ancora a sei.

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