A convincere della necessità di controlli serrati sul fronte degli autonomi, il boom più che sospetto di nuove partite Iva aperte nel mese di novembre 2014, quando era ormai chiaro che per artigiani, liberi professionisti e commercianti all’orizzonte si affacciavano nubi nerissime.
Ed è proprio quello che è accaduto con l’avvento del nuovo regime forfetario, che ha innalzato i prelievi sui redditi delle partite Iva, modificando i regimi per la contribuzione minima, che ora sono molto più bassi per chi abbia aperto la propria attività dal primo gennaio 2015. E’ tutto compreso nella legge di stabilità 2015, che ha introdotto una fiscalità tutta rinnovata – e non troppo conveniente – per i giovani titolari di attività in proprio che fino a ieri avevano potuto continuare a mantenersi in virtù del regime agevolato.
QUI TUTTE LE NOVITA’ DEL REGIME DEI MINIMI 2015
Chi colpiranno i controlli
Ora, però, il fisco vuole vederci chiaro: l’incremento record di novembre sulle partite Iva, superiore al 15% su base mensile, ha gettato più di un’ombra sulle operazioni tributarie di queste nuove attività.
Così, ora è in partenza la caccia ai furbetti che hanno attivato il regime prima del tempo, per scongiurare di essere soggetti al nuovo sistema di imposizione, generalmente penalizzante, con la tassazione di base passata dal 5% al 15% al solo arrivo del nuovo anno.
Un salasso che ha triplicato le tasse per le fasce coinvolte, con tanto di regime sensibilmente più basso nelle varie categorie professionali, che avrebbe incentivato la creazione di false partite Iva, stimate nei primi resoconti in circa 300mila sulle 3 milioni in assoluto attualmente aperte in Italia.
Così, gli osservatori della previdenza e dell’erario, che rispondono alle direttive di Agenzia delle Entrate e Inps, saranno operativi su tutto il territorio nazionale per stanare le partite Iva fasulle, applicando il principio della presunzione automatica della subordinazione.
Come saranno riconosciute le false partite Iva
Per attivare le procedure di controllo specifiche nei confronti di una partita Iva, sarà sufficiente che almeno due delle tre condizioni si verifichino contemporaneamente:
postazione di lavoro fissa
soglie dell’80% dei corrispettivi dovuti alla collaborazione nell’arco di due anni consecutivi
durata della collaborazione non superiore agli 8 mesi annui per due anni consecutivi
Se due di questi tre requisiti sono riscontrati dagli ispettori del fisco, allora potrà scattare la presunzione di subordinazione per quei titolari di partita Iva non iscritti ad alcun ordine o elenco.
Quali saranno le conseguenze? Oltre alla regolarizzazione tributaria, sarà l’indagine svolta dai controllori di fisco e previdenza a stabilire se e quando il rapporto del lavoratore autonomo debba essere trasformato in lavoro dipendente.
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