Pensioni: giorno decisivo per il referendum sulla legge Fornero

Redazione 14/01/15
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Il referendum sulla legge Fornero è arrivato al giorno decisivo: entro sera, infatti, dovremmo conoscere la decisione dei giudici della Corte costituzionale sulla riforma delle pensioni tanto odiata dai lavoratori italiana.

E’ annunciato per oggi, infatti, il verdetto della Consulta sul quesito depositato dalla Lega Nord che ha saputo raccogliere, nei mesi scorsi, mezzo milione di forme per sottoporre il referendum alla Corte.

L’effetto di una decisione positiva potrebbe esser dirompente sul sistema dei conti pubblici italiani: se i giudici dovessero pronunciarsi per la legittimità della questione avanzata da Salvini e i suoi, allora, una vittoria dei sì per l’abolizione sarebbe quasi scontata.

Il referendum punta ad annullare le norme contenute nell’articolo 24 della legge 214 del 2011, dal titolo “Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici”: né più né meno che la riforma Fornero nella sua interezza.

Così, in pochi mesi potremmo vedere il sistema pensionistico arretrare di due anni le proprie lancette, con la scomparsa del calcolo contributivo delle pensioni a partire proprio dal 2012, anno di entrata in vigore della legge Fornero oggetto della proposta di referendum.

In aggiunta, cambierebbero anche i requisiti minimi per accedere all’assegno previdenziale: con la legge in vigore, infatti, sono cambiate radicalmente le condizioni per ottenere l’assegno Inps, assieme all’incremento della speranza di vita che ha contribuito a innalzare ulteriormente l’età pensionabile.

Per queste ragioni, le voci sono quelle di una bocciatura da parte dei giudici della Corte costituzionale, affinché si preservi lo stato del già traballante sistema di welfare. Un’eventuale abrogazione della legge Fornero, infatti, avrebbe l’effetto di un ciclone sia sulle casse pubbliche che sul sistema di turnover dal lavoro: un esercito di dipendenti e professionisti over 60, infatti, si ritroverebbe di colpo con le generalità necessarie per andare in pensione, per fuggi fuggi che finirebbe per costare carissimo alle casse Inps.

Del resto, il grande successo della raccolta firme di Salvini e Co. denota un’insofferenza profonda nella popolazione per una legge ritenuta iniqua, troppo severa e rigida, che ha generato centinaia di migliaia di esodati lasciati in balia del caso e della volontà riparatrice del ministro di turno.

L’esito più probabile, allora, è che i giudici optino per un giudizio di inammissibilità del quesito, più per salvare il sistema che per una vera e concreta motivazione. L’appiglio che verrebbe usato dalla Consulta per rigettare il referendum, infatti, è quello che vede, a norma dell’articolo 75 della Costituzione l’impossibilità di sottoporre le leggi di bilancio a consultazione popolare. In realtà, come noto, si trattava del decreto salva Italia, e non della legge di stabilità.

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