Anticorruzione, piani scomparsi: metà dei Comuni inadempienti

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Anticorruzione, questa sconosciuta. Serviva uno scandalo di clamore mondiale come quello del “Mondo di mezzo” romano per riportare il tema al centro dell’agenda. E scoprire che in fatto di prevenzione, gli enti sono sempre anni luce indietro agli obblighi che dovrebbero esaudire. Come se non bastasse, proprio oggi il premier Renzi ha annunciato la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, un altro evento che, se assegnato all’Italia, potrebbe ingolosire molte sacche di quella criminalità “con la valigetta” apparentemente imbattibile, oggi più che mai.

Nei mesi scorsi vari scandali si sono susseguiti sui giornali tra malaffare e commistioni tra criminalità e politica, a partire dal Mose, con il terremoto nel Comune veneziano che ne è conseguito, passando per Expo e, ora, l’esplosione della vicenda incresciosa rinominata “mafia capitale”.

Milano, Venezia, Roma: anche le grandi città del centro e del nord sembrano tutt’altro che immuni dal virus della corruzione, dagli appalti affidati ad amici sotto ricompense di favori o, peggio ancora, mazzette vere e proprie. Fatto sta che, comunque, da alcuni mesi gli enti locali sono chiamati a dotarsi di piani decentrati in contrasto alla corruzione di cui però, ancora, in moltissimi casi non v’è alcuna traccia.

Cercasi piani anticorruzione

La scorsa estate il Consiglio dei ministri, sull’onda dello sconcerto generale per l’ennesimo scandalo di spreco di soldi pubblici e appalti gonfiati, decise di commissariare la gestione di Expo 2015, affidando la supervisione all’ex magistrato anticamorra e capo dell’Anac Raffaele Cantone. In parallelo, vennero presentate in Cdm alcune misure urgenti per contrastare in maniera più strutturale il fenomeno criminoso che puntualmente in Italia riaffiora.

Nei giorni scorsi, l’esecutivo e il premier Matteo Renzi sono tornati sul tema riportando al centro del dibattito il tema della revisione del processo penale, accantonato dopo essere stato presentato in Cdm il 29 agosto assieme alla riforma della giustizia civile, poi convertita in legge all’inizio di novembre.

In questo caso, però, si è evitato di sollecitare gli enti a svolgere gli adempimenti già richiesti in fatto di anticorruzione, che vedono molti di loro fortemente ritardatari. Già, perché, sebbene in fatto di annunci le misure contro la corruzione siano sempre molto abbondanti, poi all’atto pratico sono rarissimi i casi in cui si attuano vere e proprie strategie di prevenzione e di contrapposizione al vizio più diffuso e dannoso del sistema Italia. Lo ha scritto, di recente, anche il New York Times: “Non c’è angolo del Paese – ha sottolineato, riferendosi all’Italia – che sia immune dalla corruzione”.

A quasi un anno dalla scadenza del limite, infatti, meno della metà degli enti obbligati ha adottato un piano anticorruzione e, di questi, molti hanno scopiazzato alcuni esempi ben riusciti di enti pari grado.

Fanali di coda di questa graduatoria poco onorevole sono Comuni, Regioni e Asl, mentre le Province in dismissione e i ministeri si posizionano nettamente al di sopra della media tra il 70 e l’80%.

Si tratta dei piani previsti a norma della legge 190 del 2012, di scadenza triennale, che dispongono per tutte le amministrazioni pubbliche e gli enti a stabilire il ruolo di un Responsabile della prevenzione della corruzione, inserendo tutti i settori a rischio del proprio ambito amministrativo – concorsi, appalti, concessioni, sussidi – una relativa analisi e le misure da adottare in contrasto, anche a livello formativo per i dipendenti.

Sul fronte dei “furbetti” invece affiorano anche i piani copia e incolla, spesso ispirati dal Comune più vicino geograficamente o politicamente, magari quello con maggiore dotazione di personale o meglio attrezzato, adottati pari pari da molti Comuni piccoli e meno attenti alla tematica. Ma l’Anac, almeno qui, ha già adottato le sanzioni in risposta: si parla di multe fino a diecimila euro per gli enti che copiano dal vicino di banco.

Sul tema dell’anticorruzione, è attivo un corso di formazione a distanza audio-video. QUI IL PROGRAMMA

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Francesco Maltoni

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