Pensioni: zero aumenti anche nel 2015. I passi della “riforma”

Redazione 02/12/14
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Pensioni sempre nell’occhio del ciclone. Arrivano, nuove e ben poco confortanti novità per tutti gli iscritti alla gestione previdenziale Inps che, con l’approssimarsi di ogni anno, si trovano regolarmente al centro di aspre polemiche.

Da una parte, c’è il governo che, con la legge di stabilità cerca di utilizzare i “trofei” di qualche misura in realtà più dovuta che sospinta da una volontà di migliorare le condizioni di vita dei pensionati. Dall’altra, poi, gli effetti della congiuntura economica – e delle leggi in vigore – non hanno cessato di far sentire i loro effetti.

Nel primo caso, ci riferiamo innanzitutto alla nuova norma che ha stabilito il tetto alle pensioni d’oro per medici, magistrati, professori universitari e manager pubblici in generale. Si tratta di una disposizione che arriva in conseguenza alla norma varata in primavera sul tetto agli stipendi sempre in riferimento ai grandi dirigenti statali.

Un’altra revisione contenuta nella legge di stabilità è la possibilità, prevista proprio nel testo aggiornato della finanziaria, di andare in pensione entro i 62 anni di età senza penalizzazioni per chi abbia maturato i requisiti di anzianità contributiva in vigore anteriormente all’approvazione della legge Fornero. 

Cosa prevede il 2015 per i pensionati

Ma la stragrande maggioranza di quelli che in pensione ci sono già, si chiede se il nuovo anno sarà foriero di novità più o meno incoraggianti. E le premesse non sono certo le migliori.

Nei giorni scorsi, infatti, è arrivata la conferma che anche per il 2015 la rivalutazione delle pensioni non sarà confermata, così come indicato dalla riforma Fornero nel momento della sua entrata in vigore.

Ora, arrivano anche i calcoli nudi e crudi sui corrispettivi che saranno consegnati ai destinatari delle pensioni ogni mese del prossimo anno. E il quadro non fa altro che peggiorare.

Zero aumenti: così si traduce la situazione contabile che aspetta i pensionati allo scoccare del 2015. Un altro anno di ristrettezze, dunque, dopo essere stati pressoché prosciugati dalle ultime manovre dei vari governi che si sono succeduti.

In sostanza, invece che i canonici 2 euro spettanti per la perequazione in base all’inflazione, rimarranno le briciole, sempre più ridotte con l’aumentare degli assegni. Invece, anche stavolta, il piatto finirgà per piangere così che neanche i due miseri euro in più saranno garantiti. Secondo le stime diffuse in questi giorni, infatti, chi percepisce un assegno di 500 euro o meno, si vedrà scalare anche l’unico euro aggiuntivo, mentre a partire dai 600 euro saranno le tasse a tagliare nettamente i piccoli incrementi: 601,21 euro per chi ne ha presi 600 nel 2014, appena due centesimi per chi prende mille euro.

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