Jobs Act, oltre l’articolo 18: cosa c’è nel testo che cambierà il lavoro

Redazione 01/10/14
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Continua a tenere banco il Jobs Act e ora, per il governo, arriva la prova del nove in Senato. Proprio lì dove i numeri per la maggioranza sono più ristretti, si avvierà infatti il cammino parlamentare del testo che riformerà il mercato del lavoro e, come appare probabile, l’articolo 18.

Anche se pare probabile uno slittamento delle votazioni alla prossima settimana, la direzione Pd di lunedì ha lasciato parecchi malumori tra le file dei democratici, e, ancora, non è escluso che la compagine parlamentare di detrattori possa negare il proprio assenso al testo approvato. Mentre continuano le trattative, infatti, sembra affacciarsi l’ipotesi di un soccorso “azzurro” al ddl del Jobs Act: se i contenuti del testo li soddisferanno, infatti, i senatori di Forza Italia potrebbero salvare riforma e governo. Già, perché un’eventuale fallimento del testo sul lavoro, porrebbe in serio pericolo l’esistenza dell’esecutivo. Ipotesi che, comunque, al momento appare remota.

Ma quali sono, realmente, le proposte sul banco che i senatori si troveranno a esaminare nei prossimi giorni? Vediamo in dettaglio.

Articolo 18

E’ naturalmente il fronte più caldo. Il governo preme per una sua cancellazione – almeno ai neo assunti – in materia di licenziamenti economici e disciplinari, mentre sarebbe orientato a mantenerlo esclusivamente per i licenziamenti discriminatori. Dall’altro lato, la minoranza Pd pretende che non venga toccato, dopo le modifiche apportate dalla legge Fornero.

Lunedì, in direzione, a stragrande maggioranza il Pd ha approvato un ordine del giorno che impegna il partito al superamento della situazione attuale, anche se i rapporti di forza tra le due anime in Parlamento sono più equilibrati. Il premier Renzi punta a superare il reintegro per pratica illegittima, con un indennizzo da parte dello Stato.

Contratti

Il governo ha presentato in Commissione un emendamento che propone il nuovo contratto a tutele crescenti, con minori garanzie per i neo assunti, fino al terzo anno. In seguito, le tutele aumentano in maniera proporzionale all’anzianità di servizio. Si tratta di una forma di subordinazione a tempo indeterminato, che punta a ridurre le tantissime forme di collaborazione atipica.

Si punta anche sui contratti di solidarietà al fine di incrementare l’occupazione, allargandone il campo d’azione, con aumento dell’organico e parallela riduzione del carico orario e della retribuzione.

Mansioni

Maggiore flessibilità all’interno delle aziende che operano una ristrutturazione o un processo di riorganizzazione delle funzioni, al fine di mantenere i posti di lavoro.

Cig e Aspi

Nessun accesso alla cassa integrazione qualora l’azienda cessi l’attività: l’ammortizzatore verrà attivato solo in relazione al taglio orario subito dai lavoratori, con ulteriore decurtazione dei tempi di indennità, ora fissati a due anni per le aziende in Cig ordinaria e quattro per la straordinaria.

Sul fronte Aspi, invece, la durata del bonus ai disoccupati andrà commisurata alla storia contributiva del soggetto, con un innalzamento del tempo di percezione dell’aiuto per le carriere più significative. Obiwettivo, rendere l’Aspi aperta anche ai co.co.co. che potrebbe richiedere un contributo ad hoc per la sua attuazione.

Ferie solidali

Possibile che tra colleghi si concedano giorni extra di ferie a coloro che debbano assistere un figlio disabile.

Salario minimo

Tra le ipotesi sul tavolo, anche l’introduzione di un salario minimo orario anche per i rapporti precari per eccellenza, i co.co.co e similari, che hanno invaso il mercato negli ultimi anni.

 

 

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