Legge di stabilità 2015, rischio aumento tassa di successione

Redazione 17/09/14
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Mentre continuano a impazzare le novità fiscali dell’anno in corso, si affacciano già quelle del prossimo. Lo spettro che si è presentato in questi giorni sulla stampa è una vecchia conoscenza dei contribuenti italiani: la tassa di successione, che potrebbe essere inasprita a partire dalla legge di stabilità 2015.

L’anticipazione è davvero spaventosa per i tanti italiani che potrebbero ereditare alcuni beni in seguito alla scomparsa di un congiunto: al fine di incrementare il gettito, sarebbe infatti allo studio, nelle segrete stanze del ministero dell’Economia, una pesante revisione della tassa che regola i passaggi di proprietà per successione ereditaria.

Come qualcuno ricorderà, infatti, nella passata finanziaria approvata dal governo Letta, prima che cedesse il testimone al dimissionario sindaco di Firenze, figurava una postilla di cui poco si discusse poiché non a effetto immediato, ma dai contenuti molto chiari: qualora l’Italia non fosse rientrata in certi parametri fiscali e di risparmio sulla spesa pubblica, sarebbe scattata a partire al prossimo gennaio 2015 la cosiddetta “clausola di salvaguardia”.

L’eredità

Al momento la tassa di successione è regolata in base a quattro aliquote che scattano a seconda dell’affinità tra gli eredi, più un paio di franchigie cuscinetto, che proteggono, entro certe soglie, dalla riscossione dell’imposta.

Tali margini, sono da riconoscere nel 4% per i parenti in linea retta del valore dell’eredità al di sopra del milione di euro; per i fratelli e sorelle si sale al 6%, con abbattimento del tetto a 100mila euro. Per tutti gli altri, vale la medesima percentuale, ma senza alcun tipo di esenzione. Si sale all’8% in caso di patrimonio lasciato a un estraneo.

Secondo i conteggi elaborati dagli istituti nazionali, il valore dei beni ereditati in Italia è pari a 56 miliardi di euro, con 1,5 la popolazione stimata di eredi. I conteggi, però, parlano di un gettito inferiore alle reali possibilità, dal momento che la rendita catastale avrebbe calmierato l’aliquota al 5,8% assieme alla franchigia di un milione di euro per i parenti in linea retta.

Insomma, il 94% degli eredi in Italia non gode di alcuna soglia di esenzione e sarebbe tassata tra il 6 e l’8%: una percentuale che allontana il nostro Paese dai criteri dei partner europei, con un possibile recupero di 500 milioni di euro e una maggiore distribuzione del carico fiscale nelle imposte di successione.

Così facendo, poi, si arriverebbe all’incremento di tassazione richiesto in sede comunitaria sulle rendite al posto di produzione e consumi, per favorire la ripresa dell’economia.

Cosa cambierà. Al momento sarebbero allo studio un innalzamento della tassa dal 4 al 5% dell’aliquota in linea retta, e dal 6 all’8% per gli altri congiunti. La tassa per i non parenti designati eredi dovrebbe salire al 10%. Anche la franchigia potrebbe scendere: dall’attuale milione per i parenti stretti, si dovrebbe ridurre di un valore compreso tra 200 e 300mila euro, con taglio drastico per fratelli e sorelle da 100mila a 30mila.

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