Informazione e comunicazione nella PA: dagli Urp alla legge Bassanini

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Con l’affermarsi del processo evolutivo che vide protagonista la realtà politica e sociale in cui viviamo emerse un principio basilare affinché si potesse garantire la massima correttezza da parte delle istituzioni nei confronti di quelli che sono i diritti dei cittadini e quindi affinché si arrivasse al pieno soddisfacimento delle esigenze di informazione: il diritto all’informazione quale vero e proprio principio democratico.

Sono molti i cambiamenti e le innovazioni che si susseguirono all’interno della pubblica amministrazione al fine di rispettare quanto previsto dalle nuove normative, ad esempio venne ideata, mediante il decreto legislativo n. 29/93 una struttura organizzativa dedicata alle attività di relazione e comunicazione atta a garantire la trasparenza dell’attività amministrativa, ovvero l’Urp (Ufficio Relazioni con il Pubblico).

Oltre alla comunicazione esterna, rivolta perciò agli utenti, si stabilì che si utilizzasse una comunicazione extra-istituzionale, ovvero inter-istituzionale, legata cioè ai rapporti tra enti, quindi una comunicazione non soltanto orientata alla fornitura di dati ed informazioni verso l’esterno ma anche una comunicazione interna, di pubblica utilità, fondamentale per poter garantire una perfetta conoscenza delle normative e delle strutture deputate alla loro applicazione.

L’introduzione di nuove leggi permise un ampliamento di quanto già visto nello scenario italiano in materia di comunicazione, ad esempio le norme varate a partire dal 1994, quali la Direttiva sui Principi sull’erogazione dei servizi pubblici, con la quale vennero introdotti principi e strumenti finalizzati al miglioramento della qualità dei servizi e alla tutela dell’utenza. Inoltre venne introdotta la Carta dei servizi pubblici, ossia un documento secondo il quale ogni struttura erogatrice di servizi pubblici era tenuta a rispettare dei principi secondo i quali l’utente aveva la possibilità di presentare dei reclami qualora ci fossero delle difformità rispetto agli standard previsti.

Un’altra iniziativa introdotta fu il Codice di stile, documento guida per la revisione e la semplificazione dei testi amministrativi, al quale seguì un progetto che mirava alla semplificazione dei testi amministrativi sfociato poi nella pubblicazione del Manuale di stile, che forniva regole e linee guida per il miglioramento della comunicazione scritta, poiché si riteneva che senza un linguaggio scritto adeguato non potesse esistere una relazione chiara ed efficace tra amministrazione e cittadino.

Nella seconda metà del Novecento vennero emanate delle leggi che rimarranno ben impresse nella storia, ovvero le “leggi Bassanini”, dal nome dell’onorevole che le aveva promulgate, le quali ebbero come obiettivo principale la riforma della pubblica amministrazione mediante la semplificazione delle leggi, di norme, di procedimenti amministrativi e del linguaggio, inoltre promossero il decentramento amministrativo in base al principio di sussidiarietà e lo sviluppo dell’informazione attraverso l’utilizzo di appositi strumenti e nuove regole per la dirigenza e per il lavoro pubblico.

Queste leggi rappresentarono un enorme opportunità per lo sviluppo della comunicazione istituzionale; venne infatti promosso l’utilizzo di nuovi strumenti, come ad esempio i dispositivi telematici, e nuove modalità organizzative tali da consentire un miglioramento dei rapporti tra istituzioni e cittadini.

Le pubbliche amministrazioni perciò, da quel momento in poi, si ritrovarono a dover modificare del tutto i metodi e le norme adottate fino ad allora nei confronti dell’utenza, non era più dunque il cittadino a doversi muovere nel complicato labirinto rappresentato dagli uffici e dalle pratiche, spesso ingarbugliate, ma si venne a creare un rapporto di scambio di dati ed informazioni in modo tale da rendere meno difficile il lavoro di entrambi i soggetti protagonisti, ovvero l’amministrazione ed il cittadino.

Si parlava di “diritto all’informazione” quale presupposto per una democrazia assoluta e questo si evidenziava man mano in tutte le Regioni del nostro paese, grazie alla creazione all’interno delle strutture regionali degli Uffici stampa ed all’inserimento di personale iscritto all’ordine dei giornalisti.  Inoltre per ciò che riguarda l’informazione a livello locale si iniziò a dare maggiore spazio alle emittenti radiotelevisive e agli editori locali.

Nel 2000 venne emanata la legge n. 150, la quale rappresentava la prima legge quadro sulla comunicazione istituzionale: essa regolava le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, introduceva una differenziazione tra varie attività di comunicazione, ovvero attività di informazione verso i mezzi di comunicazione di massa, attività di comunicazione esterna e di comunicazione interna.

Mediante questa legge venne messa in chiaro la differenza tra informazione e comunicazione ed il concetto di comunicazione interna al pari di quello di comunicazione esterna.

Clementina Rosina

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