Riforma pensioni 2014: ecco gli interventi nei prossimi decreti

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Pensioni intatte, almeno per il momento. Le ultime misure introdotte dal governo sembrano aver risparmiato, almeno in questa fase, i redditi da pensione, dopo alcune settimane di ansia per le voci sul possibile prelievo. 

L’indifferenza verso il comparto pensionistico, comunque, si è dimostrata a tutti i livelli: sia in termini di penalizzazioni che di benefici. Nessun intervento, al momento, riguarda il comparto previdenziale e, sebbene il governo si stia incagliando sul tema del lavoro, il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha mancato di assicurare ai pensionati che non rimarranno ignorati a lungo.

“Il 2015 sarà l’anno delle pensioni” ha recentemente dichiarato il premier. Un’affermazione che, se da una parte denota l’impotenza dell’esecutivo di attuare piano di largo respiro a causa della ristrettezza delle risorse, dall’altra certifica come il welfare non sia tra le priorità di questo governo insediato da oltre due mesi, ormai.

Nel calendario del presidente del Consiglio, infatti, si trovano per il mese di maggio la riforma della pubblica amministrazione e quella della giustizia per il successivo mese di giugno. Questi, per lo meno, gli annunci. Per la seconda parte dell’anno, al momento, non risultano scadenze, ma sembra proprio che le pensioni slitteranno ancor auna volta.

Ma siamo davvero sicuri che le pensioni non saranno toccate dai prossimo interventi del governo? Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a margine della discussione sul Jobs Act,  ha rassicurato sull’assoluta inconsistenza delle voci che davano per più che probabile il ricorso al prelievo extra dalle pensioni a partire dai tremila euro lordi. Nelle settimane precedenti l’avvento del decreto, si ricorderà, era andato in scena un nient’affatto rassicurante teatrino tra esponenti della maggioranza, intenti a discutere sull’opportunità di porre la soglia di partenza dell’esborso a due o tremila euro lordi di pensione al mese.

Al momento, dunque, l’ipotesi sembra tramontata, anche se, è bene ricordarlo, il decreto sugli 80 euro che dovrebbe portare gli sgravi Irpef alla busta paga di circa 10 milioni di lavoratori dipendenti, ancora deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale. Le coperture, insomma, rimangono ancora a livello di studio, secondo le direttive del Documento di Economia e Finanza varato nei giorni scorsi.

In riferimento al decreto Irpef, non è escluso che, in sede di esame parlamentare, venga introdotto anche un bonus per i pensionati, anche se la priorità resta sempre quella di assicurare le risorse necessarie a portare a compimento lo sgravio fiscale per i redditi sotto i 25mila euro lordi. Solo in seguito si potrà ragionare di un eventuale allargamento dei beneficiari anche agli iscritti all’Inps con assegni più striminziti.

C’è, poi, come si diceva, la riforma della PA in attesa, che ha proprio nel Def, e nelle antecedenti istruzioni del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, le sue principali ispirazioni. Il varo di un provvedimento sugli esuberi, nell’ottica del ministro Marianna Madia, dovrebbe costituire lo stimolo per ringiovanire le schiere degli organici nell’amministrazione statale. In questo ambito, però, una deroga alla legge Fornero potrebbe apparire come iniqua, mentre centinaia di migliaia di esodati attendono invano il primo assegno e i Quota 96 della scuola sono ancora in balia di una legge che si è letteralmente dimenticata di loro.

Insomma, quello del decreto lavoro non è che il primo scoglio per il governo Renzi: nelle prossime settimane, con i nuovi provvedimenti da presentare, o in arrivo all’attenzione delle Camere, gli animi nella maggioranza potrebbero tornare a surriscaldarsi.

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Francesco Maltoni

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