Delega fiscale e anagrafe tributaria: i presupposti dell’accertamento

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Il commento che si sente maggiormente è “finalmente!” abbiamo la delega fiscale al Governo (ce ne son voluti tre! senza considerare quello in carica) per riformare il sistema di tassazione in Italia.

Il presente articolo è firmato dall’autore del volume “Gli accertamenti bancari” (Maggioli, 2013)

 

Ma, stabilito lo “strumento normativo per agire”,  bisogna raggiungere gli obiettivi sulla base delle direttive indicate nella legge delega, tra cui semplificazione e riduzione degli adempimenti, razionalizzazione e sistemazione della disciplina degli accertamenti e rilevazione dell’evasione fiscale, confrontando i dati della contabilità nazionale e quelli acquisiti dall’Anagrafe Tributaria.

Con la tracciabilità bancaria sempre più stringente ed il limite “minimo” all’utilizzo del contante, il confronto dei dati contabili fiscali diviene sempre più un punto di riferimento.  

Ma siamo sicuri che basti avere a disposizione tutti i dati possibili per ridurre l’evasione o non si rischia di avere una mole quantitativa di numeri, ingestibile, perché non si sa da dove cominciare ?

Ed ecco che qui deve essere affrontato il vero aspetto fondamentale per combattere l’evasione e cioè la sistemazione e la razionalizzazione della disciplina degli accertamenti.   

I presupposti degli accertamenti devono essere basati su situazioni di reale evasione che si manifestano innanzitutto nel cosiddetto “mercato sommerso” ovvero in quelle attività che non sono tracciate e non confluiscono nella banca dati tributaria che deve, invece, servire per gli opportuni raffronti.

D’altronde, non bisogna, dimenticare che le entrate tributarie servono (o dovrebbero servire) principalmente per sostenere i servizi pubblici erogati dallo Stato ma non possono essere causa di blocco dello sviluppo economico.

La razionalizzazione e la riduzione degli adempimenti oltre all’introduzione di un’equa tassazione che, ad esempio, non superi il 30% del reddito prodotto, per quel che concerne le imposte dirette, indurrebbe tutti a pagare, anche chi oggi effettua una minima evasione d’imposta, “fisiologica”, per sopravvivere alla elevata tassazione.

Un utilizzo “non indiscriminato”, degli strumenti di accertamento e dell’Anagrafe tributaria insieme all’introduzione di una tassazione più equa e “tollerabile”, porterebbe, infatti, a maggiori entrate tributarie anche se è necessaria, contestualmente, una riduzione della spesa pubblica “non produttiva”.

Ma questa è “un’altra storia” che bisogna ancora scrivere, con la nuova delega fiscale.

 

Francesco Verini

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