Il suicidio dell’impresa

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Con un comunicato stampa, il Laboratorio di Ricerca Socio – Economica dell’ Università degli Studi Link Campus University ha “rigurgitato” cifre allarmanti in merito ai suicidi avvenuti in Italia per motivi economici nel 2013: 149 in tutto, 60 in più rispetto al 2012. Il fatto che un suicida su 2 sia un imprenditore la dice, poi, lunga sull’ isolamento imprenditoriale che, irrimediabilmente, trova soluzione in un gesto autolesionistico cosi estremo quale il suicidio, soprattutto a causa delle norme inique e “punitive”, perpetrate da Equitalia ai danni delle piccole aziende, non supportate adeguatamente da misure di tutela che possano aiutarle a far fronte all’ ingente carico fiscale, rappresentato dalle tasse governative. Tuttavia, gli imprenditori non sono abbandonati a se stessi, come è stato dichiarato dal Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a Torino, il 13 Febbraio scorso, di fronte ad una platea di 600 imprenditori presenti all’Unione Industriale, riconoscendo che il settore manufatturiero “è il vero motore del sistema produttivo del nostro Paese”. Nel corso dell’ assemblea, si è ribadito che non ci può essere ripresa senza impresa, e si è chiarito a chi non l’avesse ancora capito o a chi fa “l’uccel di bosco” che per creare lavoro è necessario puntare sulle piccole imprese, “fondamentali per la ripartenza del Paese” e contrastare la politica antindustriale che si è diffusa in Italia da alcuni decenni. Senza troppo tergiversare Squinzi ha dichiarato che cogliere l ‘appello degli imprenditori é molto semplice: occorre pagare i debiti della pubblica amministrazione e dargli un paese” normale” in modo che possano farci vedere di che cosa sono capaci. Sperando che gli accordi, del nuovo governo, siano rapidi e indolori, le imprese attendono un assottigliamento burocratico e misure decisive, per mostrare all’Europa che cosa siano in grado di fare gli imprenditori italiani.

Bruno Antonio Malena

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