MoVimento 5 Stelle, Roberta Lombardi non è più portavoce: cosa lascia

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E’ ufficialmente scaduto il mandato di Roberta Lombardi come capogruppo alla Camera del MoVimento 5 Stelle: il primo leader grillino di Montecitorio che, a quanto si raccoglie dai palazzi romani, lascerà ben pochi rimpianti alle spalle.

Grillina di ferro – anche troppo – con punte di acidità da poter suscitare pruriti epidermici, la carriera di Roberta Lombardi come politico di primo piano non passerà certamente alla storia. Vuoi un po’ di impreparazione, vuoi le luci della ribalta che abbagliano all’improvviso, mentre si è ancora in preda al sacro furore da tastiera, la ex numero uno alla Camera affida oggi il suo ruolo guida nelle mani di Riccardo Nuti – ufficialmente solo quello di portavoce – oltre a un campionario di gaffe e di comportamenti da non dimenticare per i successori.

Nominata nel corso della famosa giornata di autopresentazione degli eletti in Parlamento, a pochi giorni dal boom elettorale, Roberta Lombardi aveva fatto subito parlare di sé per un post sul proprio blog personale in cui illustrava la tesi pesudorevisionista del fascismo dagli occhi dolci: il viatico peggiore per alzare un polverone ancora prima di farsi conoscere alla nazione, che infatti i maggiori organi di informazione strumentalizzarono all’istante con un’eco prevedibile.

Di lì in avanti, è stata tutta una rincorsa per battere i record di antipatia, che hanno fatto breccia anche tra media e uomini di comunicazione compiacenti con il MoVimento come Andrea Scanzi, che non è mai stato tenero nei confronti della capogruppo a Montecitorio.

Di lei, resta negli annali la spocchia con cui si rivolgeva prima ai giornalisti, nelle settimane del grillismo dai comunicati telegrafici, che la Lombardi, in compagnia del fido collega Vito Crimi, si trovava a ripetere di fronte ai microfoni per poi alzare i tacchi trafelata ed evitare domande – e, forse, risposte – ingombranti.

Proprio il rapporto con il suo alter ego Crimi è stato al centro di diverse discussioni, dapprima per le correzioni in conferenza stampa su dichiarazioni inesatte, che metteva in luce una sorta di disparità tra i due da indurre comici e autori televisivi a imitazioni sadomaso style.

Iperboli a parte, non c’è dubbio che il meglio – o, in alternativa, il peggio – Roberta Lombardi lo abbia dato nel giorno del famoso incontro in streaming con un implorante Pier Luigi Bersani in cerca di una fiducia mai arrivata, al quale la sagace Lombardi rispose di tutto punto: “Mi pare di stare a una puntata di Ballarò, francamente…” 

Di recente, le sue apparizioni si sono fatte via via più rare, forse a seguito delle opinioni non certo positive emerse sulla sua immagine pubblica. Tra le ultime imprese da ricordare, il messaggio esplicito – una sorta di commiato – pubblicato sul suo profilo Facebook, dove l’ormai ex portavoce apostrofava come “Merda” un non meglio precisato compagno di partito, reo di aver rivelato a qualche giornalista impenitente i contenuti della riunioni riservate degli eletti del MoVimento 5 Stelle: alla faccia della trasparenza che dovrebbe stare dietro la logica dello streaming, ma tant’è.

La Lombardi, in realtà, qualcosa di buono lo ha fatto: è stata la prima a pubblicare, sempre sul proprio blog, la busta paga del primo mese e mezzo da parlamentare. Sicuramente un atto in linea coi propositi del proprio partito, che comunque merita di essere segnalato per la franchezza. Peccato, però, che poi il MoVimento – e la Lombardi stessa – si siano smarriti a discutere di scontrini e ricevute, mentre il Paese arrancava nelle profondità della crisi, con il risultato elettorale noto a tutti alle amministrative.

Quel che è certo, è che Roberta Lombardi non lascia certo un segno indelebile nella politica italiana: ha ancora tutto il tempo per cambiare la propria storia politica, ma, al momento, della sua eredità potrebbe già essere scritto un libro, dal titolo: “Cosa non fare se si diventa capogruppo di un partito emergente.”

 

Francesco Maltoni

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