Elezioni Roma e comunali 2013: gli alibi di Grillo dopo i risultati finali

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A caldo, dopo l’arrivo dei risultati alle elezioni comunali di domenica e lunedì, l’interrogativo persistente sui media era uno soltanto: come avrà preso Beppe Grillo la legnata di aver dimezzato i voti raccolti alle politiche, senza portare neanche un candidato al ballottaggio nei Comuni maggiori?

Da subito, infatti, la base del MoVimento 5 Stelle si è scaldata per l’esito sotto le attese, con il candidato a Roma Marcello De Vito che, certo di sorprendere tutti a poche ore dal voto, era stato costretto ad accontentarsi di un misero 12%. Sorte anche peggiore, poi, è toccata ai grillini in lizza per altri Comuni di primo piano, con la costante dell’eliminazione dalla corsa alla fascia tricolore quasi ovunque.

E il commento di Grillo non si è fatto attendere. Dapprima livoroso, poi calcolatore, infine, da leader che cerca di rianimare un popolo giù di morale. Il comico blogger, insomma, ha digerito le amministrative 2013 con stati d’animo via via più composti, fino all’ultimo, riflessivo post: “Non abbiamo fretta”.

Un po’ per quietare una base in fermento, un po’, forse, turbato dalle voci sempre più insistenti che danno una pattuglia di eletti tra le file del M5S in Parlamento e all’Assemblea siciliana che sarebbero pronti alla scissione da Grillo e Casaleggio, il volto più rappresentativo, artefice del clamoroso 25% delle elezioni allo scorso febbraio, cerca di ricompattare i suoi dopo la prima delusione elettorale della storia del MoVimento.

Ma questa linea da Grillo arriva dopo il primo intervento, quello ben più polemico nei confronti del corpo elettorale, dove disegnava un quadro desolante per il nostro Paese“Esistono due Italie, la prima, che chiameremo Italia A, è composta da chi vive di politica, 500.000 persone, da chi ha la sicurezza di uno stipendio pubblico, 4 milioni di persone, dai pensionati, 19 milioni di persone (da cui vanno dedotte le pensioni minime che sono una vergogna). La seconda, Italia B, di lavoratori autonomi, cassintegrati, precari, piccole e media imprese, studenti. Si vota per sé stessi e poi per il Paese. L’Italia A non può vivere senza il contributo fiscale dell’Italia B, ma quest’ultima sta morendo”.

Poi, ieri, Beppe Grillo cifre alla mano ha cercato di dimostrare che la debacle del MoVimento a favore dei partiti maggiori sarebbe nient’altro che un’invenzione mediatica, che non trova riscontri nei numeri. Sul suo blog, infatti, nel post Il crollo dei partiti, il blogger sciorina i dati più significativi di queste elezioni:

 2008 Roma: PD voti 521.880
2013 Roma: PD voti 267.605 (-254.275 voti) = – 48%
2008 Roma: PDL voti 559.559
2013 Roma: PDL voti 195.749 (-363.810 voti) = – 65%
2008 Roma: M5S voti 40.473
2013 Roma: M5S voti 130.635 (+90.162 voti) = + 222%

2011 Siena: PD voti 11.723
2013 Siena: PD voti 6.483 (-5.240 voti) = – 44%
2011 Siena: M5S voti 833
2013 Siena: M5S voti 2.194 (+ 1.361 voti) = +163%

E questi sono solo i due centri di maggior interesse, sia per il bacino elettorale che per l’importanza politica rivestita negli ultimi mesi. E veniamo all’ultimo, e ben più quieto, post rilasciato sulla piattaforma dallo stesso Grillo. Stavolta, i destinatari sono proprio quei militanti del MoVimento che, dopo l’esito delle comunali, si sentono scoraggiati, vedendo già offuscato l’astro nascente della politica italiana, che aveva squassato ogni previsione solo lo scorso febbraio.

“Nessun trionfo a febbraio, nessun tonfo a maggio. Il M5S cresce ogni giorno, è un fatto”. Quindi, un avviso ai naviganti che meditano l’ammutinamento: “Chi si è candidato per il M5S al Parlamento e vuole un accordo con il pdmenoelle scordandosi degli impegni elettorali e della sua funzione di portavoce per realizzare il nostro programma, è pregato di avviarsi alla porta.”

Insomma, Grillo non rinnega le scelte compiute all’indomani delle elezioni e, anzi, rincara su coloro che insinuano dubbi sulla  della linea ufficiale dettata da lui e Gianroberto Casaleggio. La tendenza in Italia, è sempre quella di commentare solo l’ultima partita, lo si vede anche tra le tifoserie sportive: se arriva una sconfitta inaspettata, cancella in un baleno quanto di buono realizzato fino a quel momento. In politica è uguale, anzi peggio: non appena si manifesta l’imprevisto, chi già dissentiva magari in silenzio dalla linea ufficiale, trova terreno fertile e rilancia, proprio come sta avvenendo nel MoVimento 5 Stelle.

Se da parte di Grillo un po’ più di autocritica non guasterebbe, bisogna in ogni caso sottolineare ancora una volta che nelle elezioni locali la differenza la fanno la penetrazione nel territorio e l’interazione diretta tra partiti ed elettori. Un terreno su cui le forse tradizionali partono regolarmente avvantaggiate, come dimostrano i risultati sempre scarni delle liste civiche che fioriscono un po’ ovunque. Dunque, assolutizzare i risultati di queste elezioni – come pare sia facendo erroneamente il Pd – sarebbe certamente un abbaglio, ma ignorare che i cittadini quantomai sfiduciati chiedono concretezza oltre ai buoni propositi, altro non è che il più clamoroso degli autogol.

Francesco Maltoni

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