Imu, la promessa di Letta: a giugno non si paga

Redazione 30/04/13
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La notizia era nell’aria, ma adesso dovrebbe essere praticamente ufficiale; l’acconto Imu previsto per giugno sarà sospeso in maniera tale che il Governo possa intervenire e creare una tassazione sulla prima casa che sia più leggera ed equa. Questa almeno è l’idea di fondo espressa dal neo premier Enrico Letta nel discorso che ha illustrato il programma dell’Esecutivo sul prelievo relativo agli immobili nel suo discorso alla Camera.

Il pagamento dell’acconto 2013 dell’imposta che era fissato in calendario a giugno dunque dovrebbe slittare a data da destinarsi. L’intervento d’urgenza dovrebbe far supporre a una revisione totale dell’imposta municipale unica che almeno sulla carta dovrebbe approdare all’esenzione dell’obbligo tributario per quelle fasce che presentano redditi più deboli. Va ricordato che per lo Stato il gettito Imu sulla prima casa vale qualcosa come 4 miliardi di euro.

L’acconto Imu si dovrebbe pagare entro il 17 giugno prossimo, visto che il 16 è domenica. In base alle nuove disposizioni inserite nel decreto approvato il 6 aprile dal Governo, l’anticipo dovrebbe essere stimato sulle nuove aliquote eventualmente fissate dal Comune a patto che la delibera sia assunta ed inviata alle Finanze entro il 9 maggio, e pubblicata sul sito del ministero entro il 16. Nelle altre circostanze, l’acconto sarà calcolato in base alle aliquote 2012 (di fatto calcolando il 50% dell’Imu dovuta nel 2012), e l’adeguamento di possibili nuove aliquote (inviate alle Finanze entro il 9 novembre) si verificherà al saldo.

Dunque con la sospensione si riesce a coprire il 50% del gettito, ossia circa 2 miliardi di euro. E’ molto probabile che la calibratura dell’Imu (il Pdl aveva chiesto che fosse abolita nella sua totalità sulla prima casa e la restituzione di quanto corrisposto nel 2012, intervento che costerebbe quasi 8 miliardi di euro) per fasce di reddito sia realizzata tecnicamente  con una manovra volta ad incrementare le detrazioni sulla casa principale eventualmente coordinata con gli sconti per i carichi di famiglia che premi i nuclei più numerosi. Il costo finale dell’operazione dovrebbe essere vicino alla cifra di 2,5 miliardi di euro.

Un’alternativa possibile che si sta studiando è quella di diminuire i coefficienti di calcolo dell’Imu sempre nell’ottica di un “taglio” selettivo che agevoli le categorie più deboli. Dal discorso del premier in pectore non si evince la possibilità di un ritocco all’Imu relativa agli immobili delle imprese, per le quali nel 2013 i comuni possono solo innalzare le addizionali senza la chance di introdurre sconti.

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