MoVimento 5 Stelle: c’è un virus nel sistema. Incontro segreto con Grillo

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Dove siano, non è dato sapere. Quanti i potenziali virus, nemmeno. L’unico aspetto certo è che Beppe Grillo e i 163 parlamentari del MoVimento 5 Stelle si stanno incontrando a Roma, per sciogliere i nodi dopo le ultime, rumorose “scosse” alle linea ufficiale.

In principio, era stata la votazione di Pietro Grasso al Senato: una pattuglia di eletti 5 Stelle, preoccupata per la possibile conferma di Renato Schifani al vertice di palazzo Madama, aveva accordato, nel segreto dell’urna, il proprio sì all’ex procuratore Antimafia. La scelta avvenne in maniera autonoma, dopo una burrascosa riunione a porte chiuse dove la linea maggioritaria fu quella di attenersi alle indicazioni di Grillo. Posizione parzialmente contraddetta, poi, dal voto di qualche ribelle.

Alla spicciolata, coloro che avevano manifestato dissenso nei confronti delle indicazioni del comico-leader erano venuti allo scoperto, innestando, per la prima volta, il seme della discordia tra le file del MoVimento 5 Stelle. 

Quindi, era stato il capogruppo al Senato Vito Crimi, dopo il secondo round di consultazioni a esprimere la propria preferenza a un esecutivo Bersani “di minoranza” piuttosto che a un governo Monti in prorogatio. A poche ore di distanza, era arrivata la smentita di Grillo che aveva decretato in un post al fulmicotone: “Bersani è come Monti”.

Un altro elemento di discordia all’interno del M5S sarebbe emerso in sede di discussione per proporre una rosa di eventuali premier al Capo dello Stato, con 32 eletti a favore della presentazione della rosa e 10 astenuti. La tensione, sull’eventuale ok a un governo Bersani, è salita al punto che mercoledì pomeriggio alcuni parlamentari grillini sono stati oggetto di un’accesa contestazione fuori da Montecitorio.

Nelle ultime ore, poi, altri sono usciti dal sentiero del duo Grillo-Casaleggio con atti eclatanti. Il primo, è stato Marino Germano Mastrangeli, il quale, scontrandosi con i diktat del partito, ha partecipato a una puntata della trasmissione “Pomeriggio Cinque” in collegamento. Quindi, ieri, il deputato Tommaso Currò ha messo a segno l’outing più clamoroso della breve storia parlamentare del M5S, rilasciando alcune dichiarazioni sorprendenti dai toni decisi nei confronti del duo alla guida del MoVimento: “A me la propaganda puzza di fascismo. Non sono uno schiaccia bottoni per conto terzi”. L’ultimo a prendere le distanze è Walter Rizzetto, il quale, rilasciando un’intervista al Secolo XIX ha affermato: “Se uno come Bersani, uno con una storia politica di 20 anni alle spalle, e che certo non è uno sprovveduto, ha fatto tutti quei passi in avanti, ci ha dato segnali concreti, ha passato l’iniziativa nelle nostre mani, almeno gli dobbiamo portare rispetto. Vediamo cosa ha da dire, cerchiamo punti di contatto. Invece ha prevalso la chiusura”.

Insomma, gli sbalzi tellurici interni ai 5 Stelle sono stati talmente forti da scomodare lo stesso Grillo, che stamattina ha raggiunto in tutta fretta la Capitale. Alle 9.30, i parlamentari si sono radunati per salire in pullman, senza conoscere la destinazione, nota solo agli autisti a quanto emerge dalle prime ricostruzioni, non scevre da ironie su gite di classe o viaggi bendati.

Secondo alcuni calcoli, sarebbero 9 i grillini intenti ad accordare la fiducia a un governo di centrosinistra, mentre alcune decine – tra i 20 e i 30 – i “possibilisti”. Divergenze che hanno fatto scattare l’allarme rosso alla testa del MoVimento, nonostante i post degli ultimi giorni abbiano cercato di ricompattare i ranghi, attibuendo, in aggiunta, i commenti critici a orde di troll organizzati per creare caos nel MoVimento.

Addirittura, trapelano alcune indiscrezioni secondo cui lo stesso Grillo sarebbe pronto a mollare la causa nel momento in cui gli eletti decidano di accordare una eventuale fiducia. Forse, si tratta di una provocazione, ma che la dice lunga sull’aria che si respira dentro al MoVimento in queste ore concitate.

Francesco Maltoni

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