Riforma del Lavoro: ecco i programmi a confronto dei partiti eletti

Redazione 05/03/13
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Le elezioni politiche sono finite ma la campagna elettorale no, almeno è questa la sensazione visto che ci sono più confronti politici ora che nei giorni precedenti al voto. Merito di un risultato anomalo, o forse di una legge elettorale anomala, che ha riconsegnato al Paese un partito vincitore, il Pd, ma con una maggioranza talmente risicata da far pensare ad una sconfitta visto il successo degli avversari, M5S in testa.

E’ evidente che la priorità attuale è quella di trovare comunione di intenti fra forze politiche che partono da punti di vista contrastanti, dunque al momento sul tavolo delle trattative ci sono i punti principali su cui i partiti intendono accordarsi. Questi provvedimenti sono quelli che, indipendentemente da chi avrà l’incarico di governo, dovranno essere realizzati a stretto giro vista la loro rilevanza. Qui di seguito abbiamo così deciso di confrontare i programmi su questioni di primo piano come il lavoro, gli ammortizzatori sociali e la flessibilità in entrata e in uscita, che riguardano direttamente anche il mondo dell’edilizia.

La Legge Fornero rappresenta per molti partiti la chiave di volta per il consenso, in un paese che vede il tasso della disoccupazione crescere in modo esponenziale, il lavoro diventa un tema rovente su cui si concentrano le priorità della attuale legislatura, a partire soprattutto dalla difficile questione fra flessibilità in entrata e flessibilità in uscita. La problematica sta nel fatto che la rigidità dei contratti in entrata non è bilanciata da minori vincoli in uscita, vediamo dunque cosa intendo fare i partiti partendo proprio da questo.

Flessibilità in entrata

La priorità è renderla meno costosa per le imprese mentre  l’apprendistato va semplificato, a partire dal punto di vista delle norme che lo riguardano.

Il PD mira a rendere il contratto a tempo determinato più conveniente rispetto alla Legge 92/2012: i costi per le aziende vanno ridimensionati ed è necessario fare lo stesso anche con i costi dei contratti stabilizzati che, di fatto, penalizzano i precari.
Il PDL auspica un ritorno alla Legge Marco Biagi (3/2003) in maniera da eliminare i limiti dettati dalla Fornero sui contratti a termine e le Partite IVA. Servono inoltre iniziative per la crescita dell’apprendistato e sviluppo della contrattazione aziendale detassando il salario di produttività.
M5S propone, contrariamente al PDL, di abolire la Legge Biagi e di detassare l’apprendistato per 4 o 5 anni. Questa proposta non si trova però all’interno del programma di Grillo.
Monti, invece, mira a sperimentare contratti di lavoro a tempo indeterminato meno costosi. I costi si riducono diminuendo il cuneo fiscale e previdenziale.

Flessibilità in uscita

Giunti ad una soluzione di comodo sull’articolo 18, si tratta sull’esigenza di garantire tempi certi nei procedimenti giudiziari per i licenziamenti del lavoratore singolo.

Il PD non vuole assolutamente ritoccare la riforma dell’articolo 18 della Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori). Il Partito di Bersani pone il veto a qualsiasi aumento ulteriore della flessibilità in uscita.
Il PDL ritiene che sia debole l’equilibrio raggiunto sui licenziamenti individuali ma per ora il Partito di Berlusconi non fa proposte, vista la fase di stallo in cui versa il mercato del lavoro.
Il M5S nel suo programma non fa riferimento a queste tematiche. Grillo ha rilasciato qualche dichiarazione sull’abrogazione dell’articolo 18 ma a livello programmatico non si sa nulla più di questo.
Monti esclude un altro intervento sull’articolo 18: il risultato della Riforma Fornero, per il premier uscente, è buono e va mantenuto.

Incentivi, esodati e ammortizzatori sociali

Il Pd  propone l’alleggerimento del peso del lavoro sull’impresa, attingendo dalla rendita dei grandi patrimoni. La copertura degli esodati è da completare. Il sistema degli ammortizzatori deve essere più flessibile.

PDL ritiene che sia necessario concedere un credito d’imposta alle aziende per i contributi sulle assunzioni a tempo indeterminato per 5 anni; i sussidi alle imprese vanno sostituiti con la riduzione delle tasse su lavoro e produzione.

Il M5S vuole introdurre un sussidio di disoccupazione per tutti e per tre anni alle persone in difficoltà. Nel frattempo, che ha perso l’occupazione riceverà proposte di lavoro e valuterà quella più adatta.
Monti punta a raggiungere lo scopo di rispondere alle esigenze di flessibilità delle imprese. Per questo vuole fare leva sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo e segnalare alcune linee guida per la contrattazione collettiva aziendale.

Dunque concludendo con un sintetico confronto  emerge che:

– un punto di contatto in particolare tra PDL e Monti (nessun intervento, per ora, sull’articolo 18, anche se la valutazione di ciò che è stato fatto fino a oggi è diversa);
– due punti in cui il Movimento 5 Stelle non ha un programma ufficiale (flessibilità in uscita e flessibilità in entrata);
– che il PD ha espresso punti di programma su tutte le questioni più importanti del lavoro, ma occorre andare nel dettaglio e capire cosa significa per esempio rendere “più conveniente” il contratto a tempo determinato, “alleggerire” il peso del lavoro sull’impresa e rendere “più flessibile” il sistema degli ammortizzatori.

Redazione

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