Operazione libertà; l’identikit del senatore De Gregorio

Redazione 04/03/13
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Quando cinque anni fa, il senatore Sergio De Gregorio, veniva indagato per la prima volta insieme a Berlusconi per la compravendita dei parlamentari, aveva reagito così “mi oppongo con indignazione alla volontà di lasciare immaginare che un atto federativo tra Forza Italia e Italiani nel Mondo, che riceve la dignità di partecipazione a pari livello nella CdL, ottenendo un finanziamento dal principale partito per le elezioni amministrative, come avviene in tutte le coalizioni, possa essere trasformato in un inciucio giudiziario. Ai magistrati di Napoli dirò che stavolta hanno preso un granchio”.

A distanza di 5 anni, come detto, il ruolo del senatore è cambiato radicalmente visto che attualmente è il principale teste d’accusa contro il Cavaliere, ma anche contro se stesso, in una indagine che promette di essere ricca di altre sorprese.

De Gregorio nasce come giornalista d’assalto in realtà, ha intervistato Tommaso Buscetta in crociera e da sempre intrattiene un buon rapporto con gli Usa, almeno a sentire da quel che racconta negli interrogatori ai Pm, visto che sostiene di aver incontrato l’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, con l’intento di far approvare la mozione parlamentare volta al rafforzamento del contingente militare in Afghanistan.

Versione, quest’ultima che sarebbe confermata dal suo ex commercialista,  Andrea Vetromile, che ha dichiarato “aveva rapporti con esponenti di vertice della GdF, dei carabinieri e della polizia di Stato, ed era amico di Pollari (ex capo del Sismi, ndr) e di De Donno (l’ex ufficiale dei servizi segreti indagato nell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, ndr)… Ho visto De Gregorio con il presidente del Consiglio di Dubai che è anche presidente del circuito Mastercard ed è presente nel cda di American express, con il quale era in ottimi rapporti… De Gregorio si mostrava in ottimi rapporti anche con gli sceicchi di Abu Dhabi”.

A ben guardare l’indagine sull’operazione libertà non è che l’ultima in ordine di tempi; infatti a carico di De Gregorio ci sono altri provvedimenti, basti dire che dal prossimo 16 marzo, data in cui scade il mandato parlamentare, finirà ai domiciliari nell’ambito dell’indagine per truffa e false fatturazioni per i fondi per l’editoria, in cui è coinvolto insieme a Valter Lavitola.

Nel 2008, ad esempio, era stata la volta della procura antimafia di Reggio Calabria ad indagare sul senatore per concorso esterno in associazione camorristica e riciclaggio. Le accuse si fonderebbero su alcune foto in cui De Gregorio, mentre è ad un evento pubblico, si mostra insieme ad alcuni presunti esponenti della ‘Ndrangheta. La Procura ritiene che, in qualità di presidente della commissione Difesa, De Gregorio stia trattando la svendita di alcune caserme a prestanome della mafia reggina. I pm però hanno detto che il fatto non sussiste e che era tutta una montatura, tanto che è stata chiesta l’archiviazione del caso dopo qualche mese.

L’anno prima era toccato ai pm Antimafia di Napoli a iscriverlo nel registro degli indagati per riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nell’appartamento di un vecchio contrabbandiere di Marano (Napoli), la Finanza aveva rinvenuto un assegno a firma di De Gregorio. Il gip, il Riesame e la Cassazione hanno rigettato, in successione, la richiesta d’arresto in carcere avanzata dai magistrati nei suoi confronti. De Gregorio è sotto usura e quell’assegno è a garanzia dei prestiti ottenuti dal contrabbandiere.

Dunque una sorta di intoccabile, il che darebbe credito alla definizione che ne fornisce un suo ex collaboratore “non ha alcuno scrupolo sull’origine dei soldi che incamera, in verità se ne frega. Diciamo che ha una sorta di delirio di onnipotenza ed ha una sconfinata autostima”. Chissà se questa volta le sue “qualità” gli saranno sufficienti per salvarsi dall’ennesima inchiesta.

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