Elezioni politiche 2013: l’affluenza crolla e favorisce Pd e M5S

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La notizia forse non c’è, perché che l’affluenza fosse in calo rispetto alle ultime elezioni, quelle del 2008, era un dato che in molti si aspettavano. I motivi sono principalmente due: il primo sicuramente è rappresentato dal fatto che sono le prime elezioni che si tengono in inverno e durante condizioni meteo sfavorevoli, il secondo è dettato dal disamore per la politica degli italiani che sembra ormai più palese.  Il dato delle 22 sulla prima giornata elettorale evidenzia così un crollo dell’affluenza, solo il 55% degli elettori si è recato ai seggi, a fronte del 62,5% di cinque anni fa.

Il dato finale del 2008 fu un sorprendente 80,5%, mentre questa volta sarà già un miracolo se si arriverà a flirtare con quota 75%, che rappresenterebbe una delle percentuali più modeste dell’intera storia repubblicana, dunque un segnale forte del malcontento e della scarsa fiducia che i cittadini nutrono nelle istituzioni.

L’eccezione è rappresentata invece dalle regionali che evidentemente beneficiano del gemellaggio con le politiche; infatti nel Lazio si registra un + 12% di votanti, in Lombardia l’aumento sfiora quasi i 10 punti percentuali mentre in Molise c’è un calo di 8 punti netti. Ad ogni modo però il trend, almeno per le regioni resta positivo.

La scarsa affluenza alle urne non si è registrata solo nelle zone d’Italia maggiormente colpite dal maltempo o più fredde, ma è stato un fenomeno diffuso che però ha raggiunto picchi preoccupanti soprattuto per il Pdl; i dati più rilevanti si sono fatti registrare in Lombardia 2 (Bergamo, Brescia, Varese, Como, Lecco e Sondrio) dove la neve l’ha fatta da padrona, ma non solo, come detto la rinuncia al voto è avvenuta a prescindere dal meteo tanto che crolli simili si sono registrati in Campania 2 e nel Lazio 2, dove il calo è rispettivamente dell’11% e 9%.

Secondo una prima analisi politica chi può beneficiare di questo dato negativo sull’affluenza sono quei partiti che fanno della mobilitazione un punto di forza, quindi storicamente quelli di sinistra e il Movimento 5 stelle, il nuovo protagonista della scena politica italiana. I dati in tal senso sembrano confortare questa ipotesi; infatti il Pdl presenta una vera e propria emorragia di voti, basti pensare che nelle 20 province in cui il dato è calato meno, Berlusconi vinse in 10 ma altrettante andarono a Veltroni, allora leader del centrosinistra, mentre nelle 25 province in cui c’è stato un vero e proprio crollo di affluenza il Cavaliere ne vinse ben 22 contro le 3 del Pd.

Dunque non è difficile ipotizzare come quelle cospicue porzioni mancanti di elettorato siano rappresentate per lo più dall’elettorato del Pdl che al momento pare aver scelto l’astensionismo al voto per Berlusconi, ma di più una condizione del genere potrebbe premiare quei movimenti emergenti, uno su tutti il M5S, che potrebbero approfittare del vuoto lasciato dai voti del centrodestra che potrebbe uscire fortemente ridimensionato dopo i proclami della vigilia di un incredibile aggancio nei consensi al Pd.

Alessandro Camillini

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