Spending review, riordino Province: il 19 giugno tocca alla Consulta

Redazione 08/02/13
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Il riordino delle Province arriverà di fronte alla Corte costituzionale il prossimo 18 e 19 giugno. Nonostante la riforma sfiorata della riorganizzazione degli enti provinciali sia stata ufficialmente posticipata al 2014, anche la Consulta sarà dunque chiamata a pronunciarsi in materia.

In realtà, a finire sotto l’esame della Corte costituzionale saranno diverse norme contenute nella spending review, che, non a caso, occuperanno 48 ore di sedute finalizzate a esaminare i ricorsi presentati.

Sarà il 19 giugno il giorno clou, quando finalmente si saprà se nel prossimo futuro potrà esserci spazio per una riduzione delle Province oppure se davvero l’architettura istituzionale non potrà essere intaccata.

Sul fronte delle Province, sono stati evidenziati già nei mesi “caldi” della riforma poi abortita del governo Monti i supposti profili di incostituzionalità presentati da diverse realtà coinvolte nella ristrutturazione istituzionale del dimissionario governo tecnico.

Ora, l’udienza di fronte alla Corte costituzionale prevede l’analisi di diversi ricorsi, presentati, nell’ordine, dalle Regioni Molise, Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Piemonte, Calabria. Le Regioni hanno forte interesse nella prospettiva di un rimescolamento istituzionale, poiché, in linea teorica, dovrebbero essere le principali indiziate per raccogliere quelle competenze – e gran parte del personale – abbandonate dal taglio delle Province.

Le impugnazioni degli enti regionali sono volte a scandagliare la supposta incostituzionalità degli articoli 17 e 18 8 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, altrimenti noto come “spending review”.

Gli articoli sui quali la Consulta esprimerà il suo giudizio sono quelli relativi al riordino delle Province e delle città metropolitane, anch’esse coinvolte poiché, in alcuni casi, saranno chiamati sostanzialmente a prenderne il posto.

La riforma proposta dal governo Monti era quella di ridurre le amministrazioni provinciali da 86 a 51, provocando un profondo riassetto della geografia istituzionale dello stivale. Il criterio individuato era quello che gli enti la cui giurisdizione non si estendesse sopra i 2500 kilometri quadrati, o che emanassero servizi per meno di 350mila abitanti, venissero rimossi.

La proposta, poi, ha incontrato diverse resistenze, non da ultima quella in Commissione al Senato, dove, proprio nei giorni decisivi, furono presentati fino a 300 emendamenti sul provvedimento di ricollocazione.

Alcuni di questi ricorsi sono finalizzati, tra l’altro, all’obbligo di scioglimento – o alla privatizzazione – di tutte quelle società partecipate che abbiano realizzato un fatturato, nel corso del 2011, pari o superiore al 90% in favore della pubblica amministrazione.

Tra i costituzionalisti, la questione Province aveva generato un dibattito accesissimo, con eminenti costituzionalisti schierati a favore o contro la proposta di legge. E’ per questo che, dopo il 19 giugno, da che parte penderà il giudizio della Consulta è, a oggi, veramente un rebus.

Redazione

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