Elezioni politiche 2013, programmi a confronto; Imu, economia e fisco

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Miracoli da campagna elettorale, tutti gli schieramenti, con annessi candidati premier sono concordi nel voler contrastare l’Imu, dunque è stato individuato il comune nemico nell’imposta sugli immobili. Sembra strano mettere Berlusconi, Grillo e Ingroia nella stessa frase, lo è ancora di più se si pensa che sostengono tutti e tre la stessa tesi, ossia che l’Imu va abolita; il Cavaliere, però, è il più fantasioso ed avrebbe addirittura promesso in caso di rielezione la restituzione di quanto gli italiani hanno pagato nel 2012, qualcosa come 23 miliardi.

Monti, il premier uscente, è più cauto ma anche lui è disposto a renderla più morbida e graduale inserendo una progressione a seconda dei redditi, che è uno dei criteri che la commissione europea contestava alla costituzionalità della tassa. Appare evidente, comunque, che se nello specifico non sarà necessariamente l’Imu, sarà il fisco il fulcro di questa campagna elettorale, e saranno le tematiche che incidono maggiormente sull’economia e sul benessere del Paese a determinare chi uscirà vincente dalle urne.

Uno studio di Confindustria ha riscontrato come il “total tax rate” sulle imprese, ossia il carico fiscale complessivo, sia giunto al poco ambito primato europeo del 68,5%, dal momento che sono le imprese che determinano la creazione dei posti di lavoro, sarà questo il punto di partenza per accattivarsi l’elettorato, operai e dirigenti, per una volta, dalla stessa parte.

Altro punto di rilievo è rappresentato dal carico fiscale per i lavoratori dipendenti che deve necessariamente calare per ripristinare quella forza nei consumi che al momento non c’è e per combattere l’evasione crescente. Questo argomento è presente in tutti i programmi elettorali, tuttavia proposte innovative o totalmente differenti da quelle sin qui assunte, non sono state fatte, quindi la riduzione al 12% della maxi economia sommersa italiana, arrivata a superare il 20% del Pil, resta un miraggio.

Fisco e giustizia dunque argomenti caldi di questa campagna elettorale, Monti e Bersani, infatti, hanno dichiarato che fra i primi atti del nuovo esecutivo ci sarà la reintroduzione delle vecchie norme sul falso in bilancio che il governo Berlusconi aveva fortemente stemperato. Sono tutti d’accordo, invece, nel sostenere la necessità di usare la leva fiscale per premiare le aziende che investono in ricerca ed innovazione, tuttavia bisogna non dimenticare che la diminuzione delle tasse comporta introiti minori per lo Stato che ha così meno fondi per far funzionare correttamente la macchina pubblica.

Vediamo nello specifico i dettagli di ciascun programma a riguardo.

L’Italia Giusta del Pd punta ad utilizzare il fisco come arma per ridurre la disuguaglianza sociale anche se sulle proposte concrete nel programma non ci sono riferimenti precisi. Emerge semplicemente l’idea di stabilire esenzioni Imu fino a 400 – 500 euro mentre per l’Irpef si mira a una semplificazione e ad una riduzione di quella più bassa attualmente al 23%. Chiara anche la volontà di tassare i redditi da capitale e di estendere la Tobin Tax anche alle transazioni finanziarie dei derivati. Possibile anche una patrimoniale “leggera”, in stile Hollande, a partire da ricchezze personali di 1 milione di euro. Riccometro e redditometro connessi strettamente alle banche dati e alleggerimento del regime fiscale per le imprese che investono su ricerca e innovazione.

Discorso simile vale per Scelta Civica dell’ex premier Monti che punta a diminuire il carico fiscale come punto per dare il via alla crescita. Monti, ottenuto il pareggio di bilancio, vuole ridurre le tasse su lavoro e impresa, trasferendo il carico corrispondente sui grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Per quanto riguarda l’Imu, Monti mira a raddoppiare lo sconto sulla prima rata, da 200 a 400 euro, portare da 50 a 100 euro quello per ogni figlio e inserire il premio di 100 euro per gli anziani. Dal 2014, inoltre, sarà possibile ridurre l’Irap e l’Irpef cominciando dai redditi bassi.

L’Imu tanto per Grillo quanto per Berlusconi, sembra paradossale ma è così, va abolita, almeno sulla prima casa. Il fondatore del Movimento a 5 stelle propone di unire al Redditometro il “politometro”, uno strumento atto a calcolare la ricchezza dei politici e degli alti funzionari pubblici dall’atto della loro nomina, nell’arco degli ultimi vent’anni. Un punto fermo è la lotta all’evasione fiscale, a cominciare dalla sospensione dello scudo fiscale introdotto dal governo Berlusconi. Previsti aiuti alle imprese non profit di modo che siano agevolate le produzioni locali  e tasse più alte alle imprese che producono un danno sociale.

L’Imu va eliminata anche per Rivoluzione Civile dell’ex magistrato Ingroia. I fondi che verrebbero a mancare con l’abolizione dell’imposta sugli immobili sarebbero reintegrati con una imposta sugli immobili commerciali della Chiesa e delle fondazioni bancarie. C’è anche l’idea di introdurre una patrimoniale sulle grandi ricchezze e la volontà di colpire l’evasione e alleggerire la pressione fiscale nei confronti dei redditi medio – bassi. Verranno premiate le imprese che investono in ricerca, innovazione e generano occupazione a tempo indeterminato, vanno allo stesso tempo valorizzate le eccellenze italiane nell’agricoltura, nella moda, nel turismo, nella cultura e la green economy.

Alessandro Camillini

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