Elezioni politiche 2013, sondaggi: Lombardia e Sicilia, coalizioni pari

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Milano, Palermo e…San Siro. Sono queste le latitudini dove, secondo i sondaggisti, si decideranno le elezioni politiche 2013. Nonostante i valori globali rispecchino un calo sensibile del centrosinistra, e una rimonta regolare – ma non ancora sufficiente – di Berlusconi e i suoi, saranno i risultati di queste aree a determinare i futuri equilibri del Parlamento.

Partiamo da una rilevazione in scala nazionale piuttosto recente, quella di Datamonitor per Class Tv, che certifica le intenzioni di voto fino allo scorso 25 gennaio, ossia agli albori del caso Montepaschi, che alcuni istituti hanno già dimostrato aver inciso in profondità nel clima di opinione.

Così, anche Datamonitor si accoda alla quasi totalità delle case di rilevazione attestando che, con l’esplosione dello scandalo alla banca senese, il Partito democratico abbia accusato il colpo. Il totale della coalizione a guida di Pier Luigi Bersani viene infatti ridotto di 1,4 punti percentuali, tuttavia ancora al riparo dal 28,8% del fronte berlusconiano.

A segnare il passo è ancora il Pd, responsabile quasi unico della flessione dello schieramento di centrosinistra (-1,2%). Stabile, al 18,5% il Popolo della Libertà, mentre è testa a testa tra gli altri due plotoni elettorali: quello di Mario Monti e la sorpresa annunciata del MoVimento 5 Stelle.

Per i fedelissimi di Grillo, tutti i sondaggi sono ormai concordi nell’assegnare il 13% dei consensi, mentre, al Professore, Datamonitor affida il 14%, con la sua “Scelta civica” a farla da padrona (9%) e Futuro e Libertà per l’Italia di Gianfranco Fini che rischia di non superare la soglia del 2% e di trovarsi fuori dal prossimo Parlamento (1,2% i voti per Fli).

Questo, il quadro nazionale, che dovrebbe assicurare ampia maggioranza a Bersani sull’emiciclo di Montecitorio. Al Senato, però, il Porcellum prevede la suddivisione degli scranni su base locale e, nello specifico, regionale: ecco perché diventano decisive alcune partite, in particolare quelle che si svolgeranno in Lombardia e Sicilia.

Sono questi, infatti, i due campi dove Berlusconi potrebbe impedire al centrosinistra di avere una maggioranza solida anche a palazzo Madama, in virtù dei seggi che verranno assegnati: 27 senatori per chi vince in Lombardia, 14 per chi la spunta nell’isola. Due premi davvero ghiotti, in grado di spostare gli equilibri alla Camera alta.

Così, Lombardia e Sicilia restano gli ultimi due grandi baluardi del berlusconismo, le riserve di voti dove ha imperversato nei decenni scorsi, imponendosi nettamente, da una parte, grazie all’alleanza con la Lega Nord e, dall’altra, per un forte radicamento grazie a personalità assai in vista al pari di Renato Schifani, Marcello Dell’Utri, Gianfranco Micciché e, da ultimo, Angelino Alfano (indimenticabile il cappotto del 61 seggi a zero nel 2001).

Entrambe le regioni, per la corsa al Senato, sono “too close to call”, come si dice in America quando uno Stato è troppo in bilico per essere assegnato a uno schieramento o all’altro: in Lombardia, l’ultima indagine Ispo calcola la coalizione del Cavaliere al 35,5% e quella capeggiata dal Pd al 34,5%. In Sicilia, situazione inversa, con il centrosinistra avanti di un’incollatura al 32,3% e la schiera pidiellina al 31,1%.

Fondamentale, per definire i vincitori, sarà l’ampia fetta di coloro che ancora si professano indecisi, il 30,6%. E l’esito, come dicevamo, potrebbe cambiare di parecchio la vita al prossimo governo, dal momento che, se il centrosinistra uscirà sconfitto dallo scrutinio in Lombardia, Sicilia e anche Veneto (dove invece la tendenza pro-Berlusconi pare consolidata), finirebbe per fermarsi a quota 149 senatori, troppo lontano dalla maggioranza assoluta di 158.

Naturale, insomma, che l’attenzione dei leader sia puntata, in queste ore frenetiche, proprio a segnare lo scatto decisivo in queste due regioni chiave. In questo senso, secondo alcuni sondaggisti, andrebbe letto l’arrivo di Mario Balotelli al Milan: a parere di alcuni analisti, infatti, il suo acquisto potrebbe procurare un 2% al Pdl su scala nazionale, comprensivo di qualche decina di migliaia di voti in Lombardia, forse risolutivi per la vittoria finale. Cosa accadrebbe, poi, se l’ex attaccante nerazzurro segnasse un gol nel derby in programma a San Siro proprio il 24 febbraio, giorno delle elezioni? Le fantasie di tifosi e militanti si sprecano.

Certo è che Berlusconi per primo sa che, anche nei suoi bacini storici di Lombardia e Sicilia, non poco è cambiato negli ultimi tempi: dalla vittoria alle comunali di Milano di Giuliano Pisapia, fino alla recente affermazione di Rosario Crocetta come neo governatore siciliano, la supremazia anche nei feudi storici traballa.

Con le percentuali così affiancate, dunque, e i corposi premi di maggioranza in palio è naturale che la battaglia elettorale sia svolta fino all’ultimo sull’asse Milano-Palermo. Profondo nord e profondo sud, alfa e omega dello stivale, geograficamente e culturalmente distanti, ma sempre vicinissime quando si tratta di affari e politica.

Francesco Maltoni

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