Nasce la Scuola nazionale dell’Amministrazione: i nuovi criteri per i concorsi

Redazione 25/01/13
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Pubblica ammnistrazione al centro dell’agenda dell’esecutivo. Nell’ultimo Consiglio dei ministri, non è stato approvato solo il regolamento per porre in atto le disposizioni in materia di trasparenza e di legalità nell’impiego delle risorse da parte degli enti statali, ma è stata anche varata la nuova scuola di formazione per il pubblico impiego.

In attuazione di quanto inserito nella spending review dello scorso luglio, derubricata come legge 135/2012, è stato approvato dal consesso dei ministri, su proposta del titolare della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, il regolamento per la nascita di Sna, la neonata Scuola nazionale dell’Amministrazione.

La nuova sigla andrà a soppiantare la Scuola Superiore per la Pubblica amministrazione (Sspa) e fungerà da anello centrale del sistema di reclutamento unico e di formazione per le pubbliche occupazioni. Dunque, niente accorpamento, ma sostituzione tout court, quantomeno della denominazione.

L’istituto di freschissima nascita andrà a comporre il nuovo meccanismo di training per i futuri impiegati della PA assieme all’Istituto diplomatico Mario Toscano, alla Scuola superiore di economia e delle finanze, al Centro di formazione della difesa, alla Scuola superiore di statistica.

A vigilare e indirizzare questi enti, provvederà un comitato di coordinamento ad hoc, con in veste di presidente il capo del governo o un ministro in sua vece, che si confronterà con i rappresentanti dei singoli istituti per pianificare l’attività di formazione e recruiting.

Anche le singole amministrazioni aderenti hanno una scadenza da rispettare: si tratta del 30 giugno, termine entro cui dovranno redigere il piano triennale di formazione per i propri dipendenti.

Vietato rivolgersi ad apporti esterni per iniziativa autonoma: il comitato presieduto dal rappresentante governativo dovrà esprimersi a favore, stabilendo la reale necessità.

E veniamo al capitolo del corso-concorso: servirà un periodo formativo non inferiore ai sei mesi, e il possesso della laurea per l’accesso; sarà riconosciuto un forfait di mille euro anche ai non dipendenti della PA; per gli assunti, invece, non ci saranno modifiche di salario.

I criteri di accesso e di esame saranno esplicitati nei bandi di reclutamento, che, a norma di legge, dovranno contenere indicazioni sufficienti a discernere classi di concorso, titoli richiesti, modalità di svolgimento e valutazione elle prove.

Complessivamente, verranno accolti ai corsi-concorso un quinto al di là del numero di posti disponibili, con possibilità di sostenere l’esame finale solo per coloro che abbiano maturato un voto di almeno 80/100esimi.

Redazione

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