Strage made in USA: tutta colpa del 2°Emendamento

Scarica PDF Stampa
Quella di Newtown, tranquilla cittadina dello Stato del Connecticut, è solo l’ultima delle stragi di innocenti che periodicamente funestano la popolazione americana. Come dimenticare i fatti della high school di Columbine o le vittime mietute da un folle che sparò all’impazzata all’interno di un cinema di Denver solo 5 mesi fa.

Ogni volta, queste macabre vicende scatenano un dibattito acceso sul ruolo che le armi da fuoco hanno nella società statunitense, ma ciò non ha mai portato ad una modifica della norma che permette la loro libera circolazione: il II Emendamento della Costituzione Usa.

La suddetta disposizione costituzionale, introdotta nel sistema giuridico statunitense nel remotissimo 1791 e giunta ai giorni nostri senza alcuna modifica, recita testualmente: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.

Questo emendamento, introdotto al tempo dei primi vagiti della più importante democrazia moderna, quando nella popolazione americana era ancora nitido il ricordo delle occupazioni subite, garantisce a tutti il diritto di possedere un’arma, con limiti che variano sensibilmente a seconda della legislazione statuale.

Molti Stati, soprattutto nel Sud, consentono a chiunque di ottenere la licenza al possesso di armi, permettendone altresì l’uso ai minori durante le battute di caccia, purché assistiti dal genitore o da altro tutore; senza contare casi limite come quello del Comune di Geuda Springs, piccolo centro del Kansas, che alla fine del 2003 emise apposita ordinanza con cui OBBLIGAVA “ogni capofamiglia a possedere un’arma da fuoco e le munizioni”.

Nel tempo però, non sono mancate interpretazioni restrittive: si pensi che nel 1976 lo Stato della Columbia arrivò a proibire il possesso di qualsiasi arma non registrata, disponendo inoltre che le pistole regolarmente detenute dovevano essere comunque conservate e trasportate senza colpo in canna.

Proprio questo provvedimento legislativo, impugnato da un cittadino secondo cui detenere un’arma al fine di difendere la propria famiglia è un diritto insindacabile e incomprimibile, ha contribuito a chiarire definitivamente la portata normativa dell’emendamento.

Nel marzo del 2007, infatti, la vicenda giudiziaria giunse dinanzi alla Corte Suprema che fu chiamata a chiarire la questione, anche sulla scorta della sua formulazione letterale che, nel tempo, aveva dato adito a molteplici dubbi interpretativi.

Nel luglio del 2008, con una sentenza storica (e discutibile), il massimo organo della giustizia americana ha confermato, rafforzandolo, il diritto individuale dei cittadini a possedere armi da fuoco, ribadendo la validità del secondo emendamento della costituzione americana e dichiarando incostituzionale la legge del distretto di Columbia, che invece vietava ai propri residenti di avere pistole e fucili.

Pertanto, grazie alla prefata sentenza, oggi, possedere un’arma è un diritto soggettivo individuale tutelato dalla Costituzione alla stregua del diritto di voto; anzi, se si tiene presente che secondo l’FBI il 60% delle famiglie americane detiene una revolver e che invece, di solito, si reca alle urne meno della metà del corpo elettorale statunitense, si potrebbe pensare che per gli americani sia più importante il possesso di un’arma da fuoco piuttosto che la scelta del Presidente della Repubblica.

Quanto statuito dalla Suprema Corte, però, non solo non ha posto fine alla disputa tra fautori e detrattori della libera circolazione delle armi, ma se possibile ha acuito i loro contrasti. Infatti, se da un lato le associazioni di tutela degli appassionati d’armi come la NRA, forti della decisione stanno intentando cause alle amministrazioni locali (comuni, contee e Stati) contestando la validità di leggi restrittive in materia alla luce dell’interpretazione della Suprema Corte, dall’altra parte, cioé dal punto di vista dei contrari, si caldeggia l’abrogazione del secondo emendamento della costituzione americana, definito un “residuato bellico giuridico” .

Probabilmente, per risolvere la questione, sarebbe necessaria l’abrogazione dell’emendamento o quantomeno una sua rimodulazione che consenta un controllo più incisivo delle autorità sulla circolazione delle armi, evitando che le stesse arrivino nelle mani sbagliate con la “benedizione” della Costituzione.

In realtà, il Congresso non ha mai messo in discussione il secondo emendamento; inoltre, nella campagna presidenziale trascorsa, entrambi i contendenti lo hanno difeso la disposizione. Il motivo? C’è chi dice che il possesso di un’arma sia talmente radicato nella testa dell’americano medio che una compressione di tale libertà sarebbe percepita come pura violenza, e c’è chi, invece, sostiene che il motivo per cui la norma sia giunta intatta al terzo millennio sia da ricercare nei bilanci dei due maggiori partiti Usa.

 

Francesco Sabatelli

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento