Province, una riforma tra l’incudine e il martello

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Il sostanziale arresto del D. L. 188/2012 di riforma delle province in commissione Affari Costituzionali del Senato, che potrebbe determinare il rischio reale di veder naufragare la riforma delle Province italiane, non è l’unico motivo di preoccupazione del governo.

A questo deve aggiungersi che il rinvio dell’udienza attraverso la quale la Corte costituzionale avrebbe dovuto decidere in merito alla vicenda delle province, non mette affatto la riforma a riparo da rischi di incostituzionalità. Infatti, se in un primo momento il rinvio dell’udienza era stato avvertito da alcuni come una cieca ratifica delle decisioni del governo da parte della Corte, l’evoluzione che ha avuto questa vicenda nel corso degli ultimi mesi, potrebbe portare ad una diversa spiegazione, addirittura opposta, rispetto ai motivi che hanno indotto la Corte a decidere di non decidere.

La giustificazione fornita era stata che il presidente della Consulta riteneva di non poter ancora entrare nel merito di una materia che è in continua evoluzione. In realtà le due questioni su cui i giudici avrebbero dovuto esprimersi, vale a dire, la natura dell’ente (trasformazione da ente di primo livello ad ente di secondo livello) e delle funzioni (svuotamento sostanziale delle funzioni provinciali) erano già state approvate definitivamente dal Governo nel famoso decreto salva Italia poi convertito in legge. Ciò sarebbe stato più che sufficiente per consentire alla Consulta di entrare nel merito senza dover attendere altro. Del resto, non si scappa, una norma o è costituzionale o non lo è. Questa inerzia potrebbe dunque avvalorare quanto dichiarato da molti costituzionalisti che in questi ultimi tempi hanno contestato la riforma, tacciandola di palese incostituzionalità. La rinviata pronuncia a data da destinarsi, potrebbe confermare queste tesi ed essere interpretata come un avviso di bocciatura della riforma, un avviso di cambiare rotta, non espressamente dichiarato per pura cortesia istituzionale nei confronti del Governo e del Quirinale.

Non sarà un rinvio sine die, tra pochi mesi sapremo quale sarà la sorte delle province italiane.

Massimo Passaro

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