Incandidabilità condannati dalle Regionali. Ma i conti non tornano

Redazione 09/11/12
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Si procede a passo spedito sull’incandidabilità dei condannati. Dal governo arriva la conferma che entro due settimane il testo approderà in Consiglio dei Ministri per essere già in vigore per gli appuntamenti delle elezioni regionali.

Per il 27 gennaio, dunque, stando alle ultime dichiarazioni del Viminale, la nuova legge che preclude ai condannati in via definitiva di candidarsi per le cariche elettive, dovrebbe essere finalmente operativa.

Tappe forzate, insomma, per quello che con ogni probabilità sarà un decreto, formula che certifica anche a livello di procedure lo stato di emergenza e gravità che affligge i palazzi del potere, a seguito dei recenti scandali delle Regioni.

Alla stesura del documento stanno lavorando in contemporanea il ministro dell’Interno Cancellieri, quello della Funzione pubblica Patroni Griffi e il Guardasigilli Emanuela Severino.

Con buona pace di chi chiedeva un approccio più rigido verso i condannati, dunque, le regole rimarranno con ogni probabilità quelle annunciate in precedenza, quando è stata formalizzata la delega contenuta nella legge anticorruzione. 

Nello specifico, il diritto di candidarsi verrà eliminato per tutti coloro che abbiano subito sentenze definitive per reati superiori a due anni e di particolare pericolosità sociale, come rapine, associazione a delinquere, terrorismo e mafia.

Ancora da chiarire, poi, se verranno introdotti, come sembra, anche reati contro il patrimonio, in primis l’appropriazione indebita. Quello che sembra sicuro, invece, è il periodo a cui sarà inibito ai candidati di presentarsi, e cioè il doppio della pena comminata.

Il governo, insomma, pare stia mantenendo la parola quantomeno sull’esercizio della delega: dopo l’ok all’anticorruzione, infatti, era stata la stessa Severino a confermare che l’esecutivo si sarebbe dato da fare nell’arco di un mese.

Restano, però, alcune perplessità di fondo: l’impianto generale, che chiude le porte delle istituzioni ai soli condannati in via definitiva, pare troppo blando per abbassare la media di chi rappresenta i cittadini e, nel contempo, è alle prese con problemi di carattere giudiziario.

Alcune analisi, infatti, confermano che solo 3 sui 100 parlamentari inquisiti o sotto processo verrebbero interdetti dal ripresentare la propria candidatura per le elezioni politiche della prossima primavera. E si tratta di tre senatori del Pdl: Ciarrapico, Sciascia e Tommassini, mentre sarebbero salvi i vari Dell’Utri, Berlusconi, Brancher e Cosentino.

Ma se il governo ha intenzione di darsi da fare con queste tempistiche molto ristrette, allora le modifiche saranno minime e la politica finirà per votare una legge che, a conti fatti, non ridimensiona affatto la libertà di accesso alle cariche.

Dopo l’approvazione in Cdm, il decreto sarà trasferito in fretta alle Camere, con step obbligato in Commissione Giustizia e dunque, tour de force, verso l’approvazione finale, mentre restano sempre in discussione provvedimenti cardine come la legge di stabilità.

Redazione

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