Elezioni Usa 2012, gli ultimi sondaggi dicono Obama

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E’ iniziata la notte decisiva: tra poche ore tutti gli Stati, dall’Atlantico al Pacifico, fino all’Alaska, finiranno le operazioni di voto e si procederà allo spoglio di queste attesissime elezioni americane.

I primi, a chiudere le urne, saranno le aree della Georgia, dell’Indiana, del Kentucky, del South Carolina, di Vermont e Virginia. Via via, i calerà il sipario sui seggi in direzione ovest, da dove i risultati sono attesi per tarda notte.

Fino all’ultimo, i candidati Obama e Romney hanno tentato di convincere gli indecisi, soprattutto nei cosiddetti Stati chiave, quegli Stati federali, cioè dove verrà decisa l’intera partita elettorale.

Tra questi, occhi puntati, in special modo su Florida, Ohio e Virginia, che attribuiranno rispettivamente 29, 18 e 13 grandi elettori, fondamentali per scoprire chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America.

In questo trittico di Stati, quello dall’esito più incerto pare la Florida: qui gli ultimi sondaggi danno un Obama in vantaggio per 48,2% contro il 48% di Romney, davvero un’inezia. Più “indirizzate” secondo gli esperti delle rilevazioni demoscopiche, Ohio e Virginia, dove a prevalere è sempre il presidente in carica.

In Ohio, Obama guiderebbe con quasi quattro punti percentuali di vantaggio sullo sfidante, mentre in Virginia la partita sarebbe più aperta, a fronte del solo 2% con cui il democratico guida sul rivale.

A confermare i favori del pronostico per il presidente in carica, anche il New York Times, che tramite uno schema sui possibili scenari, denota come Obama possa contare su 431 modi di aggiudicarsi la vittoria, mentre Romney “soltanto” 76. Ma come si vede bene dalla grafica, basta che uno degli Stati chiave cambi colore nel corso dello spoglio per ribaltare completamente la gara.

Dunque, secondo i sondaggi, Obama in pole position per la conferma, ma il repubblicano Mitt Romney non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca, tanto è vero che ha continuato fino all’ultimo a tenere comizi negli Stati dove si giocava ancora non poche chance.

Entrambi gli entourage ostentano il solito ottimismo di facciata, anche se non è difficile immaginare la tensione che regna tra i supporters di entrambi i candidati alla corsa presidenziale.

Meno sentita, invece, l’elezione da parte del popolo votante: al solito, l’affluenza si aggirerà intorno al 50% degli aventi diritto, una cifra recentemente sfiorata dalle Regionali in Sicilia e bollata come record negativo in Italia.

Molti Americani, infatti, pur riconoscendo il ruolo cardine del Commander in chief svolto dal presidente, sentono come prioritarie le problematiche di natura economica, mentre in aree vaste del Paese – tra cui la “capitale morale” New York – si contano ancora i danni delle devastazioni portate dall’uragano Sandy.

Non è un caso, infatti, se in Europa, ma in generale nel mondo, a vincere elezioni virtuali sarebbe quasi ovunque Obama, mentre in casa propria la battaglia è quantomai aperta, proprio perché la popolazione americana è legata alle proprie tradizioni libertarie, che avverte come decisive le tematiche del lavoro e della crescita in un contesto di crisi, mentre il messaggio di solidarietà che la riforma sanitaria varata dal presidente stenta a passare con omogeneità tra i vari strati sociali.

Dunque, il carisma conta, ma non basta: bisogna saper parlare alla pancia degli americani. Obama ci ha provato cercando di dimostrare gli impegni mantenuti, Romney lo ha incalzato assicurando agli elettori di pensare prima di tutto al loro benessere individuale e lavorativo. Ancora poche ore di attesa e sapremo chi dei due avrà avuto ragione.

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Francesco Maltoni

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