Mediazione: la Consulta dice no alla obbligatorietà, ma è davvero finita?

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Chi si occupa di mediazione civile, per scelta o per costrizione, aspettava da molto questo momento di chiarezza, anche se auspicando risultati differenti.

La mediazione civile non è più una condizione di procedibilità dell’azione giudiziaria. Lo ha deciso la Corte Costituzionale rilevando che il Governo ha ecceduto la delega avuta dal Parlamento nel momento in cui ha previsto, per alcune materie, l’obbligo del tentativo di mediazione prima di procedere con l’azione giudiziaria.

Dopo due anni di vigenza, siamo arrivati alla fine della mediazione civile e commerciale?

E’ difficile da dirsi. Certamente la mediazione nel nostro Paese è nata da una normativa ampiamente deficitaria ed in mezzo a numerose polemiche tra detrattori e sostenitori. Tuttavia  alcuni risultati positivi sono arrivati, nonostante tutti i tentativi di boicottaggio. Infatti è stata registrata una certa diminuzione della nuove cause iscritte a ruolo e il numero delle mediazioni con esito positivo è stato in lento, ma costante aumento.

Comunque è necessario sottolineare due aspetti della decisione della Consulta.

In primo luogo la bocciatura riguarda solo l’obbligatorietà del tentativo di conciliazione, rimanendo vigente la normativa sulla mediazione facoltativa o prevista da clausole contrattuali o su invito del Giudice.

Cosa non da poco se si considera che gli accordi raggiunti in mediazione, possono avere, se omologati, valore di titolo esecutivo ed anche in considerazione delle agevolazioni fiscali.

In secondo luogo, lo scarno comunicato della Consulta motiva la decisione solo con il rilievo dell’eccesso di delega, conseguentemente un nuovo intervento del legislatore potrebbe sanare l’incostituzionalità.

Al di là di ogni considerazione in merito a questa decisione, torna ancora una volta di urgente attualità verificare le possibili strade percorribili per risolvere i cronici problemi della nostro sovraffollato sistema di giustizia.

Massimiliano Pari

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