Fornero, è bufera sulla vignetta di Vauro. Dal web: “Se l’è meritata”

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Imperversa la bufera attorno alla vignetta di Vauro pubblicata oggi sul Manifesto, che ritrae in modo a dir poco canzonatorio il ministro del Welfare Elsa Fornero. Le polemiche sono partite proprio dopo che la stessa Fornero ha tacciato come “vergognosa” la scelta artistica del disegnatore toscano di ritrarla in calze a rete  e reggiseno di pizzo di fronte a un telefono, sotto la dicitura “la ministra squillo”.

La vignetta di Vauro riprende alcune dichiarazioni pubblicate in esclusiva ieri da Massimo Giannini su Repubblica, in merito alle prossime strategie di Sergio Marchionne per la Fiat in Italia. A questo proposito, nell’articolo venivano attribuite alla Fornero queste parole: “Finora il mio telefono non ha ancora squillato. Sto aspettando sue notizie“. 

A fermare le polemiche non sono bastate le smentite dello stesso ministro, che ha negato di aver mai rilasciato interviste o dichiarazioni sul tema della Fiat. Le presunte affermazioni hanno, comunque, catalizzato il dibattito a tal punto che anche uno dei vignettisti più noti in Italia, Vauro Senesi, ha prodotto un’illustrazione pungente sull’argomento.

La vignetta è uscita sul quotidiano e, a stretto giro, è arrivata anche la bocciatura della diretta interessata, che non ha celato la sua forte irritazione: “La trovo vergognosa – ha dichiarato la Fornero all’ingresso al Cnel per la presentazione dell’ultimo rapporto sul lavoro – denota il maschilismo persistente, volgare e inaccettabile, di alcuni uomini. Sono insulti che respingo al mittente“.

Addirittura, non solo la ministra è ritratta con reggiseno di pizzo e calze a rete, ma anche con due sghembe orecchie che richiamano, irridendolo, l’immaginario erotico delle conigliette di Playboy. Insomma, questa volta Vauro ha usato la mano pesante, anche se lo stile delle sue illustrazioni non è certo nuovo a suscitare forti dissensi.

Affermato disegnatore e scrittore, Vauro ha raggiunto una grande popolarità negli ultimi anni, con le ospitate fisse nelle trasmissioni condotte in prima serata da Michele Santoro, prima su RaiDue con “Annozero” e poi sui network locali, online e pay su cui veniva trasmesso il programma “Servizio pubblico” andato in onda la scorsa stagione televisiva.

Non avendo mai nascosto le sue forti simpatie di sinistra, il disegnatore non ha mancato di attirarsi critiche anche feroci soprattutto da esponenti del centro e della destra dell’arco politico, per alcune vignette definite di cattivo gusto, ad esempio contro la figura del papa o, ancora, quella successiva al terremoto dell’Aquila in cui, in forte contrapposizione al piano casa appena annunciato dal governo berlusconi, si ironizzava su un futuribile “allargamento delle cubature dei cimiteri, boutade che gli costò una sospensiva di qualche settimana dal piccolo schermo.

Questa volta, nel mirino della sua matita tagliente è entrato un ministro che certo non brilla per sense of humour e che ha stroncato in pieno la vignetta, dando comunque, nelle funzioni della sua carica, fin troppo peso a un disegno satirico che, va detto, non rientra nei capolavori umoristici dell’artista. Dal canto suo, Vauro si è affidato ai social, chiedendo commenti e giudizi ai suoi tanti fan, che, in stragrande maggioranza, hanno appoggiato la sua vignetta con qualche lapidario “se l’è meritata“, sicuramente dovuto alle tante polemiche sulla riforma del lavoro e la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Ciò che appare lampante, è che si sia riproposto con forza il dibattito sui confini della libertà di satira: quando si trasforma in dileggio? Quando, nel caso di un pubblico ufficiale come il ministro del Welfare, si può arrivare addirittura all’oltraggio? La linea su cui si muovono certi artisti, dallo stesso Vauro, a Daniele Luttazzi, a Sabina Guzzanti e altri storici epurati della televisione, è davvero sottile: per starci in equilibrio, piaccia o non piaccia, bisogna comunque saperci fare.

Francesco Maltoni

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