Lessico democratico: grazie alle donne, “Obamacare” non è più un insulto

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I primi due giorni della Democratic National Convention sono stati caratterizzati da un interessante trend: la rivendicazione da parte dei Democratici dell’importanza dell’Affordable Care Act. La riforma sanitaria è stata firmata da Obama nel marzo scorso e supportata dalla Supreme Court a giugno tra le critiche degli avversari politici, che mettono in evidenza l’insostenibilità dei costi del provvedimento, e le divisioni dell’opinione pubblica americana che, secondo gli ultimi sondaggi della Kaiser Family Foundation, è al 48% non favorevole e al 19% incerta circa l’utilità della riforma.

Ma, come illustrato dal New York Times, nelle lunghe serate democratiche a Charlotte, North Carolina, la parola “Health” è ricorsa nei discorsi degli oratori per ben 111 volte, così come la parola Medicare è stata menzionata 74 volte. Ben 19 speakers hanno discusso dell’Affordable Care Act, per riferirsi al quale in addirittura 11 casi è stato usato proprio il nomignolo “Obamacare” affibbiato alla riforma dagli oppositori repubblicani in tono denigratorio.

È proprio questa la vera novità: già dalla prima serata della DNC il termine “Obamacare” è stato fatto proprio dai democratici ed è stato strategicamente inserito nei discorsi di tre donne, Kathleen Sebelius, Segretario di stato per la salute e i servizi umani, di Nancy Keenan, Presidente di Naral Pro Choice America, e soprattutto in quello di Stacey Lihn, la mamma dell’Arizona che è comparsa sul palco con il marito e le due figlie, di cui una, Zoe, di sei anni, nata con un difetto congenito al cuore che Obamacare rende curabile senza ridurre la sua famiglia sul lastrico. L’altroieri anche Bill Clinton, la Congresswoman californiana Judy Chu e il Congressman del Connecticut John B. Larson hanno parlato di “Obamacare” nei loro discorsi. Con l’appropriazione del termine, la rivendicazione dell’utilità dell’ACA diventa punto chiave della campagna: quei “four more years” che tutti chiedono in coro, come 4 anni fa gridavano “yes we can”, sono il tempo necessario perché Obama implementi la riforma. Bisogna vincere ancora.

Ezra Klein del Washington Post al Rachel Maddow Show ha spiegato come i democratici avessero finora parlato pubblicamente dell’Affordable Care Act con tutte le cautele di chi sa che il provvedimento è controverso e poco performante nei sondaggi di opinione, mentre dopo la prima giornata della Convention “i democratici hanno trovato il modo di parlare della riforma attraverso storie personali di famiglie che, se fosse abrogata, non saprebbero come assistere i propri bambini”.

La promessa di Mitt Romney di cancellare l’ACA appena insediato alla Casa Bianca è uno dei punti chiave della campagna elettorale repubblicana, come affermato anche durante la Republican National Convention conclusasi il 30 agosto scorso a Tampa, Florida. Il messaggio è chiaro: la battaglia è Romney contro Zoe, contro i bambini, contro le mamme d’America capitanate dalla First Lady Michelle Obama, che nel suo discorso di martedì si è autoproclamata “mom in chief”, mamma in capo, e che ha insistito sul fatto che “i nostri bambini devono avere il diritto di andare dal medico quando stanno male. Nessuno in questo paese deve andare in bancarotta per una malattia o un incidente”.

Ed è proprio alle donne ed alle mamme d’America che Obama ha cercato e cercherà di parlare in questi tre giorni di rally. Le donne americane costituiscono ben il 51% dell’elettorato e nel 2008 la loro preferenza per i democratici si rivelò cruciale, in particolar modo in stati “fluttuanti” quali la Virginia, la Florida e l’Ohio. In questi due giorni la parola “Women” è stata pronunciata sul palco della Time Warner Arena ben 213 volte, 111 volte solo nella prima serata durante la quale è stata la terza parola più ricorrente dopo “Obama” (236 menzioni) e “Work” (157 menzioni). La classifica aggiornata la pone invece al quinto posto per frequenza d’uso dopo “Obama” (507 menzioni), “Work” (343 menzioni), “Romney” (241 menzioni) e “Jobs” (235 menzioni).

Nella tagcloud repubblicana elaborata dal NYT il lemma “women” non risulta affatto: un grave errore, visto che la cosiddetta “war on women” che i repubblicani sono accusati di condurre – tentando la ridefinizione del concetto di violenza sessuale, volendo tagliare i viveri ad organizzazioni per la pianificazione familiare come Planned Parenthood, rimettendo in discussione il diritto all’aborto – è uno dei cavalli di battaglia delle donne democratiche nonché un argomento estremamente connesso con la difesa di Obamacare, che stanzia ben 47 milioni di dollari per servizi “preventivi” gratuiti, dalla contraccezione alla consulenza psicologica.

“La salute delle donne non è mai stata un argomento così determinante per la campagna elettorale a livello nazionale”, dice la sondaggista Anna Greenberg al Washington Post. I numeri, come abbiamo visto, sembrano dimostrarlo.

Francesca Giuliani

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