Delitto senza castigo

Angela Bruno 25/08/12
Scarica PDF Stampa
A settembre il parlamento dovrebbe discutere il progetto di riforma delle carceri. Vecchie storie e canti nuovi. Speriamo in canti intonati.

La ministra Severino dice di voler agire in nome della “concretezza“: sistema sanitario efficiente; strumenti alternativi alla detenzione in cella, che prevedano anche periodi di prova presso i servizi sociali e, al solito, arresti domiciliari.

Per sapere come e quando non ci resta che attendere, ma solo il prossimo mese, entro il quale dovrà essere predisposto e mandato alle camere il disegno di legge promesso e, aggiungo, il cittadino vùoli viriri e tuccari chi manu (il cittadino vuole vedere e toccare con le mani).

La nostra Italietta in tema è davvero campionessa di ferocia e la ferocia pretende indignazione e animo furente. Vediamo cosa si dice delle nostre carceri. Don Marco, un prete volontario di Rebibbia, ha raccontato di gironi infernali, di persone dimenticate che ti entrano dentro con le loro storie. E ti sconvolgono.

Vediamo cosa dice l’Associazione Antigone, ottavo rapporto nazionale sulle condizioni dei detenuti di fine ottobre 2011:
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando la sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo…”: è un uomo chi è costretto a vivere in una cella per 20 ore al giorno, senza acqua calda, senza riscaldamento, senza luce? E’ un uomo chi, a due giorni dalla scarcerazione, decide di togliersi la vita perché nessuno gli parla di futuro? E’ questo un uomo chi non ha spazi in cui camminare, chi può guardare il cielo solo attraverso delle sbarre, chi si vede negato il diritto a salutare il padre un’ultima volta? E’ questo un uomo chi viene pestato regolarmente, maltrattato, violentato, minacciato? E’ questo un uomo chi non ha diritto ad andare in Chiesa perché omosessuale? E’ questo un uomo chi non ha un nome, chi è un numero in attesa di tornare ad essere ancora una volta Uomo? Ed è questo un bambino chi è costretto a nascere e crescere in carcere perché figlio di una detenuta? Meditate che questo non è stato, ma è“.

Si dice anche che ai politici non interessi la violazione dell’articolo 27 della Costituzione. Loro non hanno fretta perché possono legiferare anche se condannati in via definitiva. Loro ritengono, guarda guarda, che uno spigolatore, che raccoglie spighe solitarie in una chiana falciata, sia più pericoloso di un ladro in giacca e cravatta che saccheggia il pubblico. Possibile? E’ più che possibile. E’ vero.

Angela Bruno

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento