Ditta in difficoltà: evade l’Iva per pagare i dipendenti

Redazione 02/08/12
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L’Italia detiene l’ingombrante record, forse mondiale, sicuramente europeo della maggior pressione fiscale ormai giunta al 55%; motivo questo per spingere i cittadini ad adottare anche contromisure ai limiti del lecito per liberarsi di questa morsa. Così, per non finire stritolati da tasse, imposte e contributi di ogni tipo, sono numerosi ormai gli imprenditori che cercano di evitare il più possibile di saldare il conto con le casse dell’erario nazionale.

In definitiva questa è la considerazione generica sulla situazione nazionale ma nel caso specifico è successo che a Firenze un signore aretino sessantenne abbia sostenuto di non aver corrisposto 150mila euro di Iva non tanto per evadere le tasse quanto perché praticamente obbligato dalle ristrettezze economiche in cui giaceva la sua ditta edile, a causa di un importante lavoro che non era stato pagato, cosa che succede sempre più spesso recentemente. A quanto riporta la ricostruzione fatta dalla cronaca fiorentina della Nazione, a carico del suddetto imprenditore era stato promulgato un decreto penale di condanna per 7.500 euro per non aver reso noto il versamento dell’Iva nel 2007.

Il signore aretino ha immediatamente tentato la via del ricorso. Durante il rito abbreviato, al gup Paola Belsito ha mostrato gli incartamenti e i conti per dimostrarle che la sua attività, che ha sede nel Fiorentino, versava in difficoltà economiche palesi dal momento che le era stato saldato soltanto la metà di un lavoro da 1,5 milioni di euro che non era ancora stato portato a termine. E’ stato proprio per tale causa che l’imprenditore di Arezzo ha attivato i suoi risparmi per pagare i fornitori e i dipendenti, estinguere un mutuo, finendo con l’indebitarsi ulteriormente con le banche per portare a compimento i lavori che, se non avessero rispettato la consegna nei termini previsti, sarebbero valsi pure il pagamento di una penale. Quindi lo stesso pubblico ministero Sandro Curiginelli ha chiesto l’assoluzione “secondo noi – ha detto il difensore, l’avvocato Vieri Becocci – c’era una causa di forza maggiore, che esclude la punibilità”.

 

 

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