Senato Federale, c’è la maggioranza grazie alla ritrovata asse Lega – Pdl

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Mentre c’era chi polemizzava, si sbigottiva e cercava su Internet l’articolo 4 della Costituzione, teso a smentire le dichiarazioni finali, ma rilasciate prima che la riforma fosse definitivamente approvata al Wall Street Journal – a mo’ di cucchiaio di Pirlo – del Ministro Elsa Fornero (“il lavoro non è un diritto, va guadagnato attraverso il sacrificio”), c’era anche chi votava l’emendamento della Lega Nord al testo sulle riforme costituzionali, che prevede l’introduzione del Senato Federale.

Per un giorno si è riformato il vecchio asse Pdl – Lega, e la proposta è stata quindi approvata con 153 si, 136 no e 5 astenuti: il Senato Federale sarà composto da 250 senatori, ai quali però si devono sommare 21 rappresentanti regionali: i senatori complessivamente scendono quindi a 271 (invece che 311 come nella precedente formulazione che era stata bocciata ieri in prima commissione). I rappresentanti regionali, viene specificato, “non sono membri del Parlamento e non ricevono la relativa indennità”.

Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere: Roberto Calderoli, elemento di spicco della Lega, ha esultato quasi come farebbero stasera i milioni e milioni di Italiani a un eventuale gol da 30 metri di Balotelli (molto più improbabile di un successo pieno di Monti a Bruxelles con la Merkel, statisticamente parlando). “Evviva! Dopo più di vent’anni di battaglie con il mio emendamento otteniamo due risultati storici, da una parte la riduzione del numero dei senatori e dall’altra la creazione del Senato federale, lo strumento con cui il Paese può diventare finalmente federalista, rispetto ad un centralismo che ha rovinato il Paese e la sua economia“. Il ritrovato amore Lega – Pdl, ovviamente, ha sollevato le polemiche del Pd, arrivate per bocca di Anna Finocchiaro (“spettacolo indegno e avvilente, qui muore ogni possibile riforma costituzionale e, con essa, anche la riduzione del numero dei parlamentari”) e di Pierluigi Bersani (“è un colpo di mano volto a destabilizzare la situazione e a boicottare le riforme”). E tutti si dimenticarono dell’articolo 4 della Costituzione.

Matteo Peppucci

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