Elezioni greche, il mondo guarda ad Atene

Redazione 17/06/12
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Domenica 17 giugno 2012 potrebbe essere ricordata come la giornata che scrisse la parola fine sul lungo percorso dell’integrazione europea. Sembra un’esagerazione, ma mai come oggi il destino d’Europa si ritrova appeso alle elezioni di un Paese periferico e, al tempo stesso, legato a doppio filo al resto dell’Unione.

Le elezioni legislative greche, infatti, potrebbero avere un impatto dirompente sulla crisi dei debiti sovrani non solo qualora a vincere fossero le forze politiche antieuropeiste, ma anche nel caso in cui dalle urne uscisse (come già a maggio) un verdetto incerto, che non consentisse la formazione di un Governo stabile e lasciasse il Paese nuovamente in una situazione di stallo, senza garanzie certe per i creditori di Atene. I due principali partiti ad affrontarsi sono i conservatori di Nuova Democrazia guidati da Antonis Samaras, intenzionati ad onorare gli impegni presi con la “Troika” (Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale) e la sinistra radicale di Syriza, presieduta dal giovane leader Alexis Tsipras che, pur esprimendo la volontà di mantenere la Grecia nell’euro, intende fare piazza pulita del “diktat dei creditori”. Gli ultimi sondaggi effettuati non indicavano un chiaro vincitore.

Un’uscita della Grecia dall’euro, secondo il Presidente dell’Eurogruppo Juncker, avrebbe un “effetto devastante” per l’intera Eurozona, in grado di innescare un “effetto domino” sugli altri Paesi più esposti all’attacco della speculazione (Portogallo, Irlanda, Spagna ed Italia). Proprio per questo oggi da tutto il mondo sono arrivati messaggi dai principali leader (Merkel, Obama, Rajoy) che invitano i Greci, già commissariati, a votare per le forze filo-europee e, di fatto, sono apparsi come vere e proprie ingerenze nella vita democratica di quello che, fino all’esplodere della crisi del debito nazionale nell’aprile 2010, era ancora uno Stato sovrano.

L’ultima parola, comunque, spetterà a quei 9,7 milioni di cittadini greci che si recheranno alle urne e che, prima ancora che sotto i riflettori del mondo, si sentono stanchi e duramente provati dalla crisi economica.

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