Burden Sharing: un (altro) decreto in ritardo sulla tabella di marcia

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Con il termine di Burden Sharing si intende la ripartizione regionale della quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili, in vista degli obiettivi europei prefissati per il 2020.

Il Decreto del 15 marzo 2012 sulla “Definizione e qualificazione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle Regioni e delle province autonome (c.d. Burden Sharing)” (pubblicato in G.U. n. 78 del 02/04/12) è stato definito sulla base degli obiettivi contenuti nel Piano di Azione Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili.

Tuttavia esso è stato emanato con oltre 1.100 giorni di ritardo rispetto ai tempi stabiliti dal comma 167 dell’art. 2 della Legge Finanziaria 2008, così come modificato dall’articolo 8-bis del Decreto Legge 30 dicembre 2008, convertito con modificazioni dalla Legge n. 13/2009.

Le Regioni e le Province Autonome ora avranno un congruo periodo di tempo per recepire i target nei rispettivi piani energetici e il termine per l’aggiornamento degli obiettivi del PAN e’ stato fissato per il 31 dicembre 2016.

Gli obiettivi però, secondo Assosolare, risultano inadeguati in quanto obsoleti, e quindi qualsiasi provvedimento risulterebbe superato. Ad esempio nel PAN si fa riferimento per il solare fotovoltaico ad un obiettivo di 8,5 GW, compresi i 500 MW del fotovoltaico a concentrazione, ma ad oggi il settore del fotovoltaico ha quasi raggiunto i 13 GW.

Concettualmente il DM 15/03/2012 definisce cos’e’ il consumo finale lordo di energia di una Regione o Provincia Autonoma (art. 2 comma 2) e cos’e’ il consumo di energia rinnovabile (art. 2 comma 3) e fissa in una Tabella A la Traiettoria degli obiettivi regionali, dalla situazione iniziale al 2020.

Le Regioni e le Province Autonome devono prioritariamente sviluppare modelli di intervento per l’efficienza energetica e integrare la programmazione in materia di fonti rinnovabili, intervenire nel sistema dei trasporti pubblici locali, nell’illuminazione pubblica, nel settore idrico, negli edifici e nelle utenze delle PP.AA., ridurre il traffico urbano, incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili e promuovere la realizzazione di reti di teleriscaldamento.

Tutte le misure adottate dovranno essere rese note al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e alle altre regioni. Il Ministero dello sviluppo economico verifica per ciascuna Regione e Provincia Autonoma la quota del consumo finale lordo di energia coperta da fonti rinnovabili, riferita all’anno precedente (art. 5 comma 1)

Il presidente di Assosolare vede questo provvedimento come una vera opportunità di crescita economica ed occupazionale, ma propone che la definizione del Burden Sharing avvenga solo dopo la definizione della Strategia Energetica Nazionale, onde evitare che il decreto diventi solo un adempimento normativo.

C’e’ un anello debole, a mio avviso, in questo decreto, ovvero che gli interventi cui sono chiamate a provvedere le Regioni e le Province Autonome devono avvenire nell’ambito delle proprie risorse finanziarie. In questo momento le PP.AA. sono a corto di fondi (parlo per esperienza, lavorando in una realtà in cui spesso si partecipa a gare d’appalto che poi anche se aggiudicate faticano a dare avvio ai lavori causa mancanza soldi).

Inoltre, all’art. 4 comma 3 lettera a) si parla di indirizzare gli enti locali per lo svolgimento dei procedimenti di loro competenza, relativi alla costruzione e all’esercizio di impianti a fonti rinnovabili, secondo principi di efficacia e di semplificazione amministrativa e applicando il modello dell’autorizzazione unica per impianti ed opere di rete connesse. Anche questo punto, sempre per esperienza, ritengo sia un po’ critico. Purtroppo non è la prima volta che capita di avviare iter autorizzativi ex D.Lgs. 387/2003 e poi sentirsi richiedere dall’amministrazione procedente di portare in sede di Conferenza di Servizi (che tanto non sarà convocata prima di un certo numero di mesi) il maggior numero di autorizzazioni e/o nulla osta degli enti chiamati ad esprimersi in merito al progetto e di provvedere di volta in volta a tutte le richieste di chiarimento e di integrazione, con conseguente invio di quanto richiesto a tutti gli enti interessati, che così si vedono costretti a dover aggiornare le pratiche e il loro giudizio sulla base dei nuovi elaborati, fino a che in sede di Conferenza qualcuno non salta fuori e dice: “Non e’ stato possibile esprimere un giudizio per mancanza di tempo tra il recepimento dell’ultima documentazione trasmessa e la convocazione della riunione”.

Insomma anche in questo caso i buoni principi ci sono, speriamo vengano anche applicati.

 

 

 

Fonti:

www.nextville.it

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Decreto Ministeriale 15/03/2012 – Ministero dello Sviluppo Economico

Roberta Lazzari

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