Sotto inchiesta per la monnezza

Redazione 28/02/12
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Almeno 102 discariche, di cui tre di rifiuti pericolosi, dislocate tra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria non sarebbero conformi alla direttiva Ue del 1999 sulle discariche di rifiuti.

E per questo l’Unione Europea ha aperto una procedura d’infrazione del diritto comunitario contro l’Italia che potrebbe concludersi con una condanna della Corte di Giustizia europea.

Al nostro Paese si accusa in particolare il mancato adeguamento all’articolo 14 della direttiva, secondo cui gli stati membri avrebbero dovuto prendere tutte le misure necessarie per assicurare che le discariche “esistenti” (discariche a cui è stato concesso un permesso o che erano già operative al momento della trasposizione della direttiva del 1999) non conformi alla direttiva comunitaria, non continuassero ad operare dopo il 16 luglio 2009.

Già la Commissione europea aveva in precedenza comunicato che in Italia esistevano dal settembre 2009 almeno 187 discariche o che non erano state chiuse, o che non erano ancora conformi alla direttiva europea del ’99.

Roma ha risposto lo scorso maggio, ma la Commissione Ue fa sapere che sulla base di quelle informazioni è emerso che, ancora in 14 Regioni sono presenti almeno 102 discariche “esistenti” dalla trasposizione della direttiva Ue – tre delle quali di rifiuti pericolosi – o che non sono state chiuse o che non sono conformi alla direttiva Ue.

Da qui, l’invio di una lettera di costituzione in mora , prima tappa della procedura di infrazione al Trattato Ue. La seconda sarà il “parere motivato” e, qualora persista l’inadempimento, ci sarà il ricorso alla Corte di giustizia europea. Pertanto c’è ancora tempo per mettere le cose a posto.

Tuttavia la Corte di Giustizia già nel 2010, a conclusione di una procedura d’infrazione avviata nel 2008, ha condannato l’Italia per il disastro rifiuti in Campania. In quell’occasione il nostro paese, secondo i giudici di Lussemburgo, non aveva “adottato tutte le misure necessarie” ad evitare la crisi mettendo “in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente“. Le motivazioni negavano esplicitamente la possibilità di nascondersi dietro alibi di alcun tipo in quanto “né l’opposizione della popolazione né gli inadempimenti contrattuali e neppure l’esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti“.

Ci sono troppe discariche in Italia, che non sono da anni identificate come una soluzione per la gestione dei rifiuti”,  ha commentato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini alla notizia dell’apertura della procedura di infrazione. “L’infrazione è quindi uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata e anche ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti. Bisogna lavorare in questa direzione“.

Redazione

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