Italia condannata per i respingimenti verso la Libia

Redazione 23/02/12
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L’Italia è stata condannata  oggi dalla Corte di Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convezione dei diritti umani per il caso Hirsi.
Nel maggio 2009 le autorità italiane hanno intercettato in acque internazionali a largo di Lampedusa una nave con circa 200 persone di nazionalità somala e eritrea che sono state riaccompagnate  a Tripoli contro la loro volontà senza poter presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di questi 200 migranti, 24 persone  sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir (Consiglio Italiano Rifugiati) che ha incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani, di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
La corte ha stabilito che l’Italia ha violato il divieto alle espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani e l’ha condannata a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili.
Questa sentenza prova che nelle operazioni di respingimento sono stati sistematicamente violati i diritti dei rifugiati, l’Italia ha infatti negato la possibilità di chiedere protezione e ha così respinto in Libia più di mille persone che avevano il diritto di essere accolte in Italia. Vogliamo che questo messaggio arrivi in maniera inequivocabile al Governo Monti: nel ricontrattare gli accordi di cooperazione con il Governo di Transizione Libico, i diritti dei rifugiati non possono essere negoziati, su questo tema ci aspettiamo dal nuovo esecutivo posizioni chiare e più forti di quelle che abbiamo rilevato in queste settimane” dichiara Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati.

Qui il testo della sentenza della Corte europea per i diritti umani

Redazione

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