Comunicare l’obiettivo del patto di stabilità senza lasciarci le penne

Stefano Usai 21/02/12
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E’ sempre la solita storia. Nel patto day, ovvero nel  giorno della determinazione dell’obiettivo (di contenimento) del patto di stabilità si assiste sempre alle consuete scene di panico.  La mattinata comincia sempre male, il cielo è grigio scuro e si percepisce  che non cambierà. Il responsabile dei servizi finanziari giunge a lavoro più tetro che mai, barba incolta, sguardo che lascia trapelare una fragilità infinita  ed un senso di inquietudine terrificante.
Tutto questo per le brutte notizie che dovrà comunicare in giunta.  Anche la giornata dedicata ai lavori di giunta risulta più complicata e l’intero organico dell’ente risulta più indaffarato del solito: ormai il responsabile non riesce più a simulare – come accadeva in passato quando era più giovane e  il patto era qualcosa di ignoto – le ferali notizie.
Alle ore 8.00 però, occorre cominciare con i lavori. Prima operazione che compie il responsabile dei servizi finanziari è quella di verificare se nella sala giunta sono riuniti tutti gli assessori ed il Sindaco, per fare questo occorrono anni di apprendistato e studi specifici. E’ necessario fingere di essere totalmente disinteressati ed ogni tanto sbirciare sul numero dei giuntali.
Non  appena raggiunto il plenum della seduta, il responsabile del servizio finanziario metterà a frutto le capacità di velocità ed elasticità sviluppate durante i faticosi allenamenti  invernali in previsione del fatidico momento.
Con uno scatto degno dei migliori atleti in circolazione dovrà fiondarsi in sala giunta e sbarrare la porta (come noto, anni di studi hanno  dimostrato che non è sufficiente  chiuderla a chiave); seconda operazione sarà quella di sorridere a chiunque capiti a tiro. Il sorriso, peraltro non sempre accolto benevolmente, dovrebbe avere la funzione di dissuadere dall’utilizzo della finestra per uscire dalla sala. Normalmente, la finestra è appannaggio dell’assessore al paracadutismo capace di lanciarsi nel vuoto pur di non sentire il primo “responso” sul patto. Come accennato, spesso il sorriso non riesce ad affascinare nessuno – meno che mai il Sindaco – anzi, da alcuni assessori viene considerato come una autentica provocazione.
In particolare, gli assessori alla felicità ed alla gioia si sentono presi in giro. Anche perché ben sanno che in presenza di manovre riequilibrative, i  fondi assegnati agli assessorati di competenza saranno i primi a volatilizzarsi.
Ulteriore cautela che deve adottare il responsabile del servizio finanziario (oltre ad alcune polizza sulla vita e dei corsi intensivi di difesa personale) è quella di non guardare mai negli occhi l’assessore all’ipnosi, con cui – per evidenti ragioni – evita di incontrarsi per tutto il corso dell’esercizio finanziario.
Riportata la calma ed invitato il consesso a prendere posto – sprangate finestre e porte, ovviamente – l’ultimo accorgimento riguarda l’assessore alla volatilizzazione capace, come ha saputo dimostrare nel corso degli anni, di sparire anche in un ambiente completamente “sigillato”. Per garantirsi la presenza sarà necessario legarlo a doppia mandata. Finalmente incomincia la seduta. Il momento è uno  dei  più delicati, in cui il responsabile del servizio finanziario deve far sfoggio di tutto il proprio fascino, anche raccontando aneddoti e piccole freddure (le barzellette sono troppo lunghe ed occorre arrivare al sodo al più presto). Gli aneddoti devono riguardare, preferibilmente, disgrazie personali – riportate direttamente – o di altri soggetti; vanno bene anche notizie tragiche dell’ultima ora (non importa se inventate totalmente) sentite per radio o lette su giornali stranieri.
Nel frangente espositivo occorre millantare una tranquillità e serenità assoluta senza lasciar presagire alcunché, evitare di citare comuni non soggetti al patto se non per dirne tutto il male possibile. Giungere anche ad addebitare a questi ogni responsabilità della situazione economica italiana.
Conclusa questa prima fase parzialmente giocosa, che dovrebbe aver rasserenato un po’ gli animi, è necessario assumere un profilo più professionale, impostare meglio la voce fingendo che la vostra sedia abbia qualche problema. Non sottovalutare il riferimento alla sedia che spesso induce i presenti – quasi per solidarietà – ad abbassare le difese e a distrarsi.  Introducendo nell’esposizione  i riferimenti tecnici,  bisogna dapprima citare i vari decreti salva Italia e/o  salva qualunque cosa  ci capiti di pensare, non citando mai le parole “patto di stabilità” ed “obiettivo”. Disegnato uno scenario apocalittico, più di quanto già non sia, spendere qualche parola (accompagnata da gesti delicati)  a favore dell’assessore alla sensibilità pubblica che sta per avere una crisi di panico e di pianto. I gesti di conforto sono molto apprezzati dai presenti (a chi non piace essere confortato ogni tanto?).
Nello stesso identico momento quasi amicale “sparare” con voce ferma e perentoria   l’obiettivo del patto di stabilità direttamente al Sindaco e all’assessore alla contabilità (perduta)  alzandosi in piedi e proteggendo soprattutto il viso e la schiena (se si indossano degli occhiali, ovviamente, occorre aver cura di toglierli prima della riunione).  Nei momenti che seguono occorre avere grande equilibrio ed accertarsi che nessuno dei presenti abbia con se oggetti contundenti ed intenda utilizzarli. Alla ferale notizia, ci sarà sempre qualcuno che giurerà di non aver sentito niente. Il responsabile dei servizi finanziari non deve cadere nella trappola e deve solo guardarsi alle spalle non profferendo per il momento alcuna parola che risulterebbe assolutamente superflua (e dannosa per la propria incolumità).
Dovrà tenere stretti i fogli/prospetti sul patto ed evitare che qualcuno – pur di farli sparire – possa decidere di divorarli.  Attendere per poco meno di tre ore, ostentare sicurezza tra le urla, maledizioni, ingiurie, richieste di clemenza (?), offerte di progressioni verticali (da rifiutare assolutamente perché frutto dell’emotività del momento), promesse di revoca della responsabilità, attestazioni profonde di disistima, amnesie conclamate, rievocazione dei momenti felici dell’adolescenza,  spergiuri, impegni sopravvenuti e similari. Placata la plateale ira generale, sorridere di nuovo (ma sempre con grande cautela) ed affermare di aver scherzato e far vedere i risultati corretti che sono peggiori rispetto a quanto detto precedentemente.
Alla rivelazione, normalmente non segue alcuna protesta – ovviamente per lo sfinimento causato  propedeuticamente  – ma una  depressione silente. Non replicare a frasi del tipo “ma allora che ci stiamo a fare” . Manifestare invece una certo interesse per affermazioni del tipo “ma gli stipendi del personale  entrano nel calcolo del patto di stabilità?” o similari del tipo “possiamo non pagare gli stipendi attribuendo la responsabilità al patto di stabilità?”. Considerare  le richieste facendo finta di non capire che lo stipendio di cui si parla è proprio quello del responsabile dei servizi finanziari facendo affermazioni  confuse e citando, a sproposito, autori classici (preferibilmente latini) ed altri. Produce un sicuro effetto disarmante  citare alla rinfusa ed in modo trafelato passi delle tragedie di Shakespeare attribuendole però ad altri autori.
L’effetto dovrebbe essere quello di ingenerare perplessità sulla vostra sanità mentale mentre preparerete  la via per la fuga dalla sala giunta. Gli ultimi momenti – ed oramai si è fatto primo  pomeriggio (ancora più grigio del mattino)   – sono dedicati al furtivo avvicinamento alla porta, sempre con un sorriso (da ebete) stampato sulla faccia, aprire delicatamente, accennando  un inchino (mai manifestare apertamente il terrore che vi alberga nel cuore) ed augurare a tutti  una  buona domenica.

Stefano Usai

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