Camera, approvato rifinanziamento missioni di guerra

Redazione 03/02/12
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La Camera dei deputati ha approvato qualche giorno fa il  il disegno di legge di conversione del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante “Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l’Amministrazione della difesa”.

415 i voti favorevoli, 72 i contrari, 11 gli astenuti. Tra le missioni militari rifinanziate, è ricompresa anche quella in Afghanistan, per la quale è previsto una finanziamento di 780 milioni, più di 2 milioni di euro al giorno.

Nel corso della discussione in Aula, è stato presentato dai deputati radicali del Pd un ordine del giorno che impegnava il governo “a rimettere al Parlamento la decisione sull’uso di ordigni bellici a caduta libera o guidata da parte dei velivoli dell’Aeronautica militare italiana impiegati in Afghanistan”. L’odg è stato tuttavia respinto quasi all’unamità.

E’ paradossale – ha dichiarato Maurizio Turco, radicale Pd – che i membri del Parlamento rifiutino di tutelare il loro diritto di esprimersi su una questione di primaria importanza come la decisione sui bombardamenti aerei in Afghanistan, presa dal ministro della Difesa Di Paola senza alcun pronunciamento parlamentare. Dovremo arrivare a rimpiangere la correttezza di La Russa, che questa stessa proposta la volle sottoporre al Parlamento? Vogliamo o no riflettere su quale senso abbia mettersi a bombardare proprio mentre la Nato pensa al ritiro e tratta con i talebani?”.

La posizione del ministro Di Paola non è in sintonia con il Paese né con il Parlamento”, ha dichiarato il deputato Augusto Di Stanislao. “Una simile decisione va al di là di ogni sua prerogativa, poiché non rientra nella sua disponibilità modificare i caveat e le regole d’ingaggio decise in passato dal Parlamento senza chiedere un nuovo pronunciamento del massimo organo rappresentativo della sovranità popolare”.

Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.

Redazione

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